Archivi giornalieri: 12 Febbraio 2015

Godspeed You! Black Emperor

 

Spesso abbreviati in GYBE, sono un gruppo musicale di Montreal (Canada), attivo dal 1994, scioltosi nel 2003 e riunitosi nel 2010. Il nome della band deriva da un documentario giapponese del 1976, sulla vita di una biker gang, termine col quale, in Giappone, sono indicati gruppi di teppisti che agiscono in sella alle loro moto. La band propone una musica particolarissima e personalissima a un tempo. 52e0fa308cc4eDifficile inquadrarli in un genere, perché i GYBE sono tutto e niente, sono un miscuglio di suoni e di emozioni che sfociano in lunghe suite dai motivi epici, fatte di accelerazioni, decelerazioni, salti, cadute, fasi statiche e decolli furiosi. Tra post rock, psichedelia e progressive,  la  musica  dei  GYBE  (foto a destra) rapisce l’ascoltatore e lo proietta in una dimensione parallela, dominata da riverberi, voci soffuse e immesse quasi casualmente, digressioni rabbiose, esplosioni psichedeliche e ballate blues. In una intervista, il bassista della band, Mauro Pezzente, ha affermato: “Non ci sentiamo parte di nessuna comunità musicale ed è preoccupante che parecchi gruppi possano apparire simili a noi.” Su di loro sono state dette tante cose. C’è addirittura chi giura che la loro musica provenga dallo spazio. Ma non è così. I GYBE sono semplicemente degli artisti geniali che hanno coniato un sound unico ed esclusivo, dei musicisti straordinariamente spontanei che non badano alle logiche ferree del marcato e a cui non importa niente del successo e delle vendite. Suonano quel che sentono, istintivamente, e hanno i loro buoni e fedeli fans. MI0000298211Sempre in una intervista hanno dichiarato di essere consapevoli che la loro non è una musica per le masse e di non importarsene nulla. La band ha raggiunto l’apice della maturità stilistica con l’album del 2000, Lift Your Skinny Fists Like Antennas to Heaven, Constellation Records (foto copertina a sinistra). In questo disco, composto di quattro lunghe suite, riescono a fondere formidabilmente il rock e la musica classica, senza dimenticare momenti di intimo blues e di fiammante psichedelia. I pezzi di quest’album potrebbero sembrare delle lunghe jam session, dei lenti crescendo, con effetti sonori sparsi qua e là e voci registrate tratte da film, interviste o trasmissione televisive. Si potrebbe dire che il disco sia diviso in due grandi parti: una caotica e l’altra onirica. La prima presenta un suono crudo e brutale. Dopo l’ouverture di pochi minuti, seguono suoni lancinanti e distorti, che si uniscono a strumenti della musica classica, come a creare una vera e propria tempesta musicale. La seconda parte, invece, si apre con l’intervista a un anziano che parla della sua infanzia a Coney Island. imagesR45840M0Mentre si ascolta una voce mesta e colma di nostalgia, un arpeggio di chitarra inizia a costruire una struggente malinconia che cresce, si smorza e, infine, ricresce. La rabbia della prima metà del disco si è trasformata in pace e il sound può riportare direttamente al dream pop etereo degli anni ‘80 e a quei maledetti folli islandesi dei Sigur Ros. Lift Your Skinny Fists Like Antennas to Heaven non è un disco di facile ascolto, potrebbe risultare addirittura noioso ad alcuni, ma una cosa è certa: si è dinanzi a un capolavoro dell’arte contemporanea, meraviglioso, stralunato, esagerato, sfrontato, esplosivo. Ascoltarlo sarà certamente un’esperienza unica e indimenticabile.