Archivi giornalieri: 30 Marzo 2015

Dall’hard disk all’Ssd

 

L’hard disk esiste dalla nascita del personal computer e di tutte le tecnologie che necessitano di una memoria interna o esterna per poter immagazzinare dati. Esso può trovarsi all’interno del pc o essere portatile, consentendo di mantenere al sicuro i propri dati. IBM_305_RAMACL’hard disk fu inventato nel 1956 dall’azienda statunitense IBM. In origine, era costituito da 50 dischi dal diametro di 60 centimetri ed era capace di immagazzinare circa 5 megabyte di dati (foto a destra). Era alto come un frigorifero e pesava oltre una tonnellata. Dopo vari sviluppi, il grande cambiamento giunse nel 1980, quando un’altra azienda americana, la Seagate Tecnology, produsse il primo hard disk per un personal computer. Esso, come il suo antenato, aveva una capacità di 5 megabyte, ma le esigue dimensioni di 5,25 pollici, con una maggiore velocità di scrittura e lettura e minori consumi elettrici. Dopo la produzione di svariati modelli e progressivi miglioramenti, sia negli anni ‘80 che nei ‘90, si è avuta un’importante svolta negli anni 2000, quando due fisici, uno francese e uno ceco, riuscirono ad inventare il primo hard disk di tipo moderno, capace di immagazzinare dati per oltre un gigabyte, rivoluzionando, così, il mondo dell’informatica. Queste importanti invenzioni, infatti, hanno permesso alle grandi aziende d’informatica di poter sviluppare e ottimizzare i propri sistemi operativi, migliorandone grafica, praticità e velocità. adding-a-hard-disk-1-1Ecco perché la memoria di massa era ed è, ancora oggi, un elemento fondamentale per alcuni dispositivi elettronici. Non è questa la sede opportuna per esporre il funzionamento di un hard disk, ma, comunque, per rilevare l’importante differenza tra un hard disk “tradizionale” e un hard diskSsd” (solid-state drive), è necessario capirne alcune importanti funzionalità. Innanzitutto, l’hard disk tradizionale ha un funzionamento di tipo meccanico. Esso è composto da uno o più dischi, realizzati in alluminio o vetro, rivestiti da materiali elettromagnetici, su cui sono impressi i dati, mediante una testina sollevata in rotazione dai dischi stessi. La velocità con cui girano i dischi può oscillare da un minimo di 4200 ad un massimo di 15000 giri al minuto. L’hard disk Ssd, invece, è composto da una memoria “flash” per l’immagazzinamento dei dati, sfruttando una tecnologia che modifica lo stato elettronico di celle di transistor. InsideanSSD.jpgPer questo, esso non richiede l’uso di parti meccaniche come dischi, testine e motori, migliorando notevolmente velocità, consumi elettrici e usura. La tecnologia di tipo flash, sviluppata già negli anni ’80 nei laboratori della Toshiba e prodotta dalla Intel, aveva una velocità di lettura e scrittura lentissime e poteva gestire solo piccoli quantitativi di cicli di scrittura. Successivamente, agli inizi degli anni ‘90, prese avvio il primo progetto di NAND flash, grazie ad una collaborazione tra Samsung e Toshiba, con cui era possibile memorizzare una quantità superiore di dati in maniera sequenziale. Utilizzate inizialmente in ambito militare o industriale, le memorie flash erano impiegate per chiavette usb, memorie per macchine fotografiche, memorie di cellulari, tablet, svariati dispositivi e, per l’appunto, gli hard disk. Questa nuovissima tecnologia permette di rendere i dati più sicuri, aumentando anche di più di 10 volte la velocità del dispositivo con cui viene usato. Per ora, i costi di tali hard disk sono abbastanza elevati rispetto a quelli di un hard disk tradizionale, ma, grazie alle continue innovazioni, si spera in un rapido abbattimento. Da pochi giorni, infatti, Intel e Micron hanno annunciato la realizzazione di memorie flash tridimensionali, che consentiranno di produrre Ssd da 2,5 pollici, con capacità fino a 10 terabyte. La nuova tecnologia permetterà di triplicare lo spazio di archiviazione, riducendo, allo stesso tempo, i costi e i consumi.

Edoardo Morvillo