Archivio mensile:Aprile 2015

Le Operette morali di Giacomo Leopardi

 

Le Operette morali sono un’opera strettamente collegata, per quando riguarda i contenuti, allo Zibaldone di pensieri. 950a4152c2b4aa3ad78bdd6b366cc179Sono una raccolta di ventiquattro tra dialoghi e prose, più o meno lunghi, ed esprimono bene la visione delle cose del loro Autore. Furono composte tra il 1824 e il 1832 e pubblicate, in diverse edizioni, dello stesso Leopardi, e in un’ultima postuma, a cura del fido amico Antonio Ranieri, nel 1845. Il poeta vi fa largo uso della satira per dimostrare, in fondo, quanto misera e disgraziata sia la condizione degli uomini. Lungo l’intero loro svolgimento, esse potrebbero rappresentare una storia dell’infelicità umana, in tutte le sue manifestazioni, cause ed effetti. Approfondiamone qualcuna un po’ più dettagliatamente.

Dialogo di Malambruno e di Farfarello.

Il mago Malambruno invoca i demoni dall’Inferno. Come il genio della lampada di Aladino, gli appare Farfarello, al suo completo servizio, promettendogli fama, soldi e belle donne. Andrea_di_Bonaiuto,_Cappellone_degli_Spagnoli_(SMN),_dettaglio_diavoliNiente di tutto questo! Il mago gli chiede soltanto di poter essere felice per un momento. Il diavolo risponde: “Mi dispiace, non ti posso aiutare!”. “Almeno liberami dall’infelicità”, lo incalza Malambruno. “Mi dispiace. Non si può fare nemmeno questo e sai perché?”. “No, dimmelo tu!”. “Perché, mio caro, è la tua natura che è così, così da non farti essere mai felice. Ho una soluzione, però: la morte. Questa, almeno, smetterà di farti penare. Adesso faccio il logico, senti questa: se la vita è sofferenza, cosa è meglio vivere o non vivere?”. “Questo è il problema”, risponde il mago. “No, questo è Shakespeare. Comunque – continua il demonio – se vivere significa essere infelice e non vivere significa non essere infelice, che cosa è meglio?”. “La calibro 9”. “Forse!” conclude Farfarello.

Dialogo di un folletto e di uno gnomo.

Uno gnomo sale in superficie dalle profondità della Terra per vedere dove siano finiti gli uomini.
Qui, incontra un folletto e con lui comincia a parlare: “E adesso che questi sono spariti, come faremo a misurare il tempo?”. Eh sì, tu pensi al tempo? La Natura se ne frega degli uomini, segue il suo di tempo”, risponde il folletto. “Ma tu sai perché sono tutti scomparsi?”, chiede lo gnomo. “Certo che lo so. Quei fessi si son fatti guerra tra loro, si sono ammazzati, si sono mangiati a vicenda e chi non ha fatto questo, è marcito nell’ozio e nei vizi. Praticamente, le hanno studiate tutte per andare contro la Natura e la loro sorte!”. “Sai che penso?”, dice lo gnomo. Penso che questi uomini credevano di essere al centro dell’Universo, che senza di loro si sarebbe fermato tutto e tutto sarebbe finito, e invece? Ogni cosa continua come prima, i pianeti a girare, il vento a soffiare…”. “I fiumi a scorrere”, lo interrompe il folletto. “E gli uomini ad essere cretini!” convengono entrambi.

Dialogo d’Ercole e di Atlante

Ercole deve sostituire Atlante a reggere il mondo. Il figlio di Zeus, però, si accorge che la Terra si è fatta leggera e 8950muta e propone al titano di legarsela a un pelo della barba, facendola penzolare come un ciondolo. Continuando a non sentire nessun rumore, suggerisce ad Atlante: “Colpiscila con la tua mazza, così scopriamo cosa succede”. “No, potrebbe rompersi in due come un uovo e gli uomini morirebbero tutti. Facciamo una cosa: giochiamoci a pallavolo, così vediamo pure chi è più bravo”. “Sì, infatti, poi, magari, si svegliano ‘sti uomini”, aggiunge Ercole. “Chi la fa cadere a terra per primo perde, ok? Aspetta però – dice Atlante – non ci dobbiamo far scoprire da tuo padre altrimenti sono cavoli amari!”.

Proposta di premi fatta dall’Accademia dei Sillografi

L’Accademia dei Sillografi, visti i progressi delle scienze meccaniche, propone un concorso per inventori. Ecco il bando: “In quest’era delle macchine così ben costruite e funzionanti, la nostra gloriosa Accademia propone la creazione di tre automi che passano caricarsi di tutta la miseria e dei lavori degli uomini, siccome è impossibile inventarne un rimedio. fluteplayerManzettiAl concorso potranno esser presentati tre robot:
– il primo, deve fare le parti e la persona di un amico perfetto, che non parli dietro, che non rompa più di tanto, che si faccia gli affari suoi senza andare a raccontare in giro i segreti confidatigli, che non si prenda troppa confidenza solo perché è amico, che non sia invidioso, che voglia bene all’altro e che per qualsiasi cosa sia sempre a disposizione;
– il secondo, sia un uomo artificiale a vapore, atto e ordinato a fare opere virtuose e magnanime, perché solo il vapore può permettere ad un automa di fare cose belle e buone;
– il terzo, deve essere disposto a fare gli uffici di una donna così come immaginata da Castiglione nel suo Cortegiano. Se ci riuscì Pigmalione a farsi una donna con le sue mani, ci potrete riuscire anche voi.
I premi consisteranno in tre medaglie d’oro del peso di 400 zecchini, ognuna con immagini e diciture adeguate a celebrare il particolare vincitore. La gloriosa Accademia concorrerà alle spese per l’acquisto delle medaglie con i danari ritrovati nella sacchetta di Diogene, ex segretario dell’Accademia, o con uno dei tre asini d’oro degli accademici Apuleio, Fiorenzuola e Machiavelli”.

Dialogo della Natura e di un islandese

Un islandese va errando per l’Africa. All’improvviso, scorge un busto così grande da sembrargli una collina. Avvicinatosi, vede una donna enorme, seduta per terra, con la schiena e il braccio poggiati su una montagna. Questa, dopo aver taciuto per un po’, gli dice: download-1“Chi sei e che sei venuto a fare da queste parti?”. “Sono un povero islandese e sto fuggendo la Natura”. “Bravo! Sono io la Natura”, risponde minacciosa. L’islandese prende coraggio e le urla: “Ah sì, e allora sappi che sei la nemica giurata degli uomini e degli animali, non sai fare altro che ingannarci, minacciarci, perseguitarci, renderci la vita impossibile e io, guardami, tra poco diventerò vecchio e che mi aspetta? Quante ancora me ne farai passare, brutta infame?”. La Natura non si cura di tutti i suoi lamenti e, impassibile, gli risponde: “Povero stolto, ma non hai ancora capito che il mondo non è stato creato per voi uomini e che io non mi occupo della vostra felicità o infelicità? Anzi, ti dirò di più: se pure vi estingueste, io neanche me ne accorgerei, ho altro a cui pensare, cose che tu e tutti quelli come te non sarete mai in grado di capire”. Mentre l’islandese tenta di replicare, sopraggiungono due leoni brutti, magri ed emaciati da far paura. Con le poche forze rimaste loro, riescono appena a saltargli addosso e a mangiarselo, potendo, così, a restare in vita per un altro giorno.

 

 

Guido Guinizzelli

 

Il primo che, nella Letteratura Italiana, quando si trattò di parlare d’amore, mischiò le carte in tavola, calando, poi, un paio di carichi da 11 punti, fu Guido Guinizzelli. Nato a Bologna nel 1235, figlio di un personaggio molto noto in città, il giudice Guinizzello da Magnano, studiò diritto nella famosissima Alma Mater Studiorum, l’Università più antica di tutta Europa, diventando avvocato. cavalcanti_02La sua vera passione, tuttavia, fu la politica. Questa, però, gli rovinò la vita: schieratosi con la famiglia ghibellina dei Lambertazzi, la seguì in esilio, insieme con la moglie, Bice della Fratta e con il figlio, Guiduccio, quando, nel 1274, i guelfi Geremei gli fecero trovare, fuori le mura di Bologna, le valige e tre biglietti di sola andata per la provincia di Padova. Morì, lontano da casa, nel 1276. Sebbene non fiorentino, Guinizzelli è stato considerato il primo poeta stilnovista. La sua canzone, Al cor gentil rempaira sempre amore, è, infatti, non soltanto il manifesto della propria arte, quanto anche quello della poetica dello Stil Novo. In essa, l’autore ci tiene a dire che amore e core gentile devono per forza compenetrarsi e, attraverso una serie di metafore, dalle pietre preziose alla fiamma della candela, fino ai raggi del sole, dimostra come, se un animo non è predisposto ad amare, ovvero non è gentile, hai voglia il sole di riscaldare il fango, come dice lui, quello sempre fango rimane.

Al cor gentil rempaira sempre amore,
come l’ausello in selva a la verdura;
né fe’ amor anti che gentil core,
né gentil core anti ch’amor, natura:
ch’adesso con’ fu ’l sole,
sì tosto lo splendore fu lucente,
né fu davanti ’l sole;
e prende amore in gentilezza loco
così propïamente
come calore in clarità di foco.

(Al cor gentil rempaira sempre amore, vv. 1-10)

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La donna celebrata da Guinizzelli, caratteristica comune, poi, a tutti i suoi colleghi, è una creatura la quale, per la sua bellezza, esalta l’uomo e lo fa salire al cielo. Ella, proprio come un angelo, è mediatrice fra la materialità del nostro mondo e la spiritualità di quello ultraterreno, arrivando fino a Dio. Una scala per il paradiso, in definitiva!

Splende ’n la ’ntelligenzïa del cielo
Deo crïator più che ‘n nostr’occhi ’l sole:
ella intende suo fattor oltra ’l cielo,
e ’l ciel volgiando, a Lui obedir tole;
e con’ segue, al primero,
del giusto Deo beato compimento,
così dar dovria, al vero,
la bella donna, poi che ’n gli occhi splende
del suo gentil, talento
che mai di lei obedir non si disprende
.

(Al cor gentil rempaira sempre amore, vv. 41-50)

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A differenza dei compagni poeti, quando Guido incontrava la sua amata, non traballava o si faceva venire i tic. Restava immobile, come una statua di ottone, e pensava, pensava, pensava:

Lo vostro bel saluto e l’gentil sguardo
che fate quando v’ encontro, m’ancide:
Amor m’assale e già non ha riguardo
s’elli face peccato over mercede […]
 
remagno come statüa d’ottono,
ove vita né spirto non ricorre,
se non che la figura d’omo rende.

(Lo vostro bel saluto e l’gentil sguardo, vv. 1-4 e 12-14)

Con la coda dell’occhio la guardava salutarlo e il suo cuore gentile si riempiva di gioia, ma con tutto quello che gli si scombussolava dentro, rischiava ogni volta un infarto. Scrisse cinque canzoni e quindici sonetti, non tutti celebrativi e felici come quelli che abbiamo letto insieme. Qualcuno, infatti, anche un po’ triste, specialmente se composto quando la sua donna se la tirava troppo.

 

Dead Can Dance

 

Maestosa creatura, i Dead Can Dance (Brendan Perry e Lisa Gerrard) sono il più importante e influente progetto di quella corrente gotica e d’atmosfera, figlia diretta della dark wave degli anni ‘80. Nessuno come loro, in questo campo, è riuscito a raggiungere risultati di così ampio respiro e a toccare vette inesplorate per la maggior parte delle band del filone dark.oglly2vt Dead Can Dance è, prima di tutto, un progetto culturale, poi, musicale, volto alla riscoperta di antichissime tradizioni religiose e tribali. La loro saga ha esplorato tempi, luoghi e tradizioni diverse, in particolare quella folk europea dell’epoca medioevale e rinascimentale, riscoprendo sia la musica sacra che quella tribale e allontanandosi, disco dopo disco, sempre di più, dai canoni musicali del rock. Immaginare la storia della musica gotica senza di loro è un po’ come immaginare la storia della musica rock senza i Led Zeppelin. E con questo, credo di aver detto tutto. I Dead Can Dance nascono nel 1981, a Melbourne, Australia. Hanno prodotto otto album, all’insegna della sperimentazione e della ricerca di sonorità sempre più cupe e d’atmosfera, lasciando in eredità un immenso patrimonio musicale, che ha dato il via alle danze del filone gotico ambientale, capitanato da band come i Black Tape for a Blue Girl. La cantante Lisa Gerrard ricorda con entusiasmo il loro primo incontro. Queste le sue parole: “Il primo brano che improvvisammo si chiamava ‘Frontier’ (ascolta). Quel giorno successe qualcosa di magico. Capimmo che tutto quanto avevamo fatto prima, da soli, non era assolutamente paragonabile. Si sbloccò qualcosa che nessuno di noi avrebbe immaginato; dovevamo ripetere quell’esperienza, per questo cominciammo a scrivere insieme”. deadcandance_1_1342176170Dopo un primo periodo di prove, i due decidono di trasferirsi a Londra, la patria per eccellenza del dark, città sicuramente più congeniale alla loro musica tenebrosa. A Londra i due ragazzi si distingueranno subito dalle altre band del dark (Bahuaus, Joy Division, Siouxsie and the banshess) mostrando un particolare interesse verso il folk e la musica mistica. Il loro sound subito si caratterizza da atmosfere lugubri e spettrali, arrangiamenti eleganti e un canto etereo e luminoso. Lo storico di musica australiana Ian McFarlane ha descritto la musica dei Dead Can Dance come “paesaggi sonori di incommensurabile grandezza e solenne bellezza”. A Londra c’è finalmente la svolta e la band firma un contratto discografico grazie al quale dà alla luce il suo primo disco: “Dead Can Dance”, datato 1984. La stampa britannica li accosta subito ai Cocteau Twins per le divagazioni eteree e sognanti del cantato. Ma ciò non è propriamente esatto. La musica dei primi Dead Can Dance discende soprattutto dal  punk dark di Siouxsie e Joy Division. Alle atmosfere da rituale occulto, però, i Dead Can Dance prediligono un senso di angosciata spiritualità, che si sviluppava attraverso salmi religiosi, litanie ed echi d’oltretomba. MI0001673291La svolta della carriera avviene con la pubblicazione del secondo disco, capolavoro della band e pietra miliare della musica tutta: “Spleen and Ideal”, 4AD (copertina a sinistra), datato 1986. Definire un capolavoro questo disco è, forse, riduttivo e, per comprenderne a pieno la grandezza, bisogna ascoltarlo tutto, anche più volte di seguito. Nell’album, i due ragazzi puntano su arrangiamenti sinfonici di fiati, percussioni e archi, accompagnati dai vocalizzi onirici e suggestivi di Lisa Gerrard. In ogni canzone domina un senso di misticismo quasi allucinante e i due vocalist, se pur diversi per caratteristiche tecniche e timbro di voce, raggiungono un’intesa che rasenta la perfezione. I brani iniziali possono essere considerati alla stregua di un viaggio nello spazio, quei tipici viaggi che i musicisti della psichedelia anni ‘70 improvvisano in concerto fatti di LSD. “De Prufundis” (ascolta) è fatta di cori liturgici sintetizzati, lunghissime frasi di organo e suoni di timpani sparsi qua e là. Su tutto questo si inserisce il cantato solenne della Gerrard, la cui estensione vocale permette escursioni sonore sempre più spettacolari. Poi c’è “Ascension” (ascolta), brevissima ma intensa strumentale, all’insegna di un sound angoscioso e spettrale, quasi come fosse un presagio di maledizioni e sciagure. “Circumradiant Dawn”  (ascolta) è un altro viaggio ipnotico di Lisa Gerrard: DCDoldaccompagnati da null’altro che una fisarmonica e da scarni accordi di chitarra, i suoi vocalizzi sembrano innalzarsi fino al cielo, quasi a voler prendere l’ascoltatore per mano e accompagnarlo in un viaggio tra stelle e pianeti sconosciuti. Questi tre brani segnano il prologo di un’epopea di musica arcana e spirituale, che non si concluderà in questo disco ma continuerà a evolversi nei successivi album, fino allo scioglimento della band. Il resto dell’opera è invece caratterizzato dalle ballate cantate da Brendan Perry, tra le quali spiccano “The Cardinal Sin” (ascolta) e “Enigma of the absolute” (ascolta), destinata a diventare uno dei loro capolavori assoluti. L’album “Spleen and Ideal” è il frutto del genio di due artisti poliedrici e visionari, il risultato di un lungo lavoro di documentazione, di sperimentazione e della ricerca dell’atmosfera giusta, canzone dopo canzone, in base a quel che si narra. “Spleen and Ideal” accompagna l’ascoltatore in un tempo alieno e sconosciuto, lontanissimo, arcano, oscuro, magico… Un tempo che rimarrà impresso come un marchio di fuoco nella memoria di chi lo ascolterà, apprezzandolo in tutta la sua grandezza.

Pier Luigi Tizzano

 

 

Riforma delle pensioni: c’è chi dice sì

 

Nel nostro Pese, negli ultimi anni, si sono susseguite varie riforme in ambito pensionistico. Ultima, la tanto odiata Riforma Fornero. Ora che il quesito abrogativo della stessa è stato ritenuto inammissibile dalla Corte Costituzionale, con sentenza 20.01.2015 n° 6, per ragioni che attengono sia alla natura della normativa che si intende abrogare, sia alla struttura del quesito, si cercano le contromisure alla rabbia crescente dei lavoratori e del folto numero di esodati. Se un accoglimento del quesito avrebbe portato, con molta probabilità, ad una partecipazione massiccia al voto, adesso, con la decisione della Consulta, non ci saranno modifiche alla legge Fornero, almeno non in breve tempo. fornero-piange-05-12-2011Ciò significa che gli esodati dovranno attendere l’esame delle singole istanze, per ottenere il riconoscimento della pensione. Discorso analogo per i quota 96: con la norma correttiva, che ha mancato l’appuntamento sia nella riforma della Pubblica Amministrazione sia, poi, in legge di stabilità, non resta altra opzione che aspettare il prossimo agosto, quando buona parte dei professori e dei collaboratori scolastici, che avrebbero dovuto lasciare il servizio nel 2012, andranno finalmente in pensione con i nuovi requisiti. Anche sul fronte dei requisiti, i margini restano invariati. La decisione della Consulta, infatti, ha in sostanza affermato, nuovamente, che la legge Fornero resta la norma di riferimento per il welfare italiano. Accantonata quindi, definitivamente, la speranza di un ritorno al passato attraverso la via breve del referendum, ci si interroga su quali possano essere le misure correttive per rendere meno ferree le regole in vigore, soprattutto in base all’età pensionistica minima per accedere alle prestazioni INPS. Lo stesso ex ministro Fornero (foto in alto a destra) ha aperto alla possibilità di miglioramenti alla legge che porta il suo nome, dichiarando percorribile la strada illustrata da alcuni analisti, quella, cioè, del prestito pensionistico. Una sorta di uscita anticipata dal lavoro, che prevede comunque un prelievo sulle somme versate dal lavoratore, in modo da non pesare sui conti già deficitari dell’INPS. Non bisogna dimenticare intatti, che la ratio della legge in vigore è quella di ridurre al minimo la spesa pensionistica, motivazione alla base del’innalzamento dell’età pensionabile, così come dell’incremento dovuto alla speranza di vita. imageNel frattempo, l’INPS ha cambiato rotta sui giovani pensionamenti, sospendendo, in via cautelativa, la penalizzazione sull’assegno per coloro che accedono alla pensione anticipata senza aver raggiunto i 62 anni. La decisione dell’Istituto guidato da Tito Boeri (foto a sinistra) arriva in attesa della piena realizzazione delle novità inserite in legge di stabilità 2015, ma a, questo punto, è molto probabile che si stiano attendendo le mosse della maggioranza di Governo. Nel bel mezzo dei giorni caldissimi della scuola, mentre il Jobs Act sta per decollare, non era atteso un ritorno in auge del tema pensioni. Neanche il recente via libera dell’Unione Europea sulle manovre economiche del Governo aveva lasciato presagire un prossimo intervento sul settore previdenziale. Nonostante la promozione di Bruxelles, il margine di manovra per il Governo non si è allargato e qualsiasi intervento sulle pensioni può avere un grosso impatto sui conti pubblici. Senato - Fiducia governo RenziSenza dimenticare che di questi tempi l’INPS stessa è alle prese con le innovazioni del Jobs Act, con il decreto sugli ammortizzatori e i bonus assunzioni della finanziaria. La situazione, insomma, non lasciava spazio a una manovra correttiva sulle pensioni. E, invece, a sorpresa, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti (foto a desta) ha affermato: “Con la prossima legge di stabilità presenteremo interventi sulle pensioni”,dichiarazione destinata a fare discutere e sperare milioni di pensionati e lavoratori ormai logori. Per i più maligni, la dichiarazione del ministro è dovuta alla presenza ingombrante di Tito Boeri, professore, economista ed editorialista apprezzato dal premier Renzi e solo momentaneamente parcheggiato alla previdenza, ma che starebbe già ambendo al dicastero di Poletti. Se c’è una cosa fuori dubbio, però, è il vigore riacquistato dal tema previdenziale. Come detto, sono diversi i nodi del welfare non ancora sciolti, a cominciare dagli esodati per passare alla indigesta innovazione sui requisiti. Tutti aspetti che l’annunciata riforma non può ignorare fin da ora: se, infatti, il piano dovrà essere pronto per la fine della prossima estate, non c’è tempo da perdere.

Giuseppe De Simone