Archivi giornalieri: 13 Luglio 2015

Alano di Lille e il libro che pochissimi leggono

 

Che la Natura fosse un grande libro, nelle cui pagine sono scritte tutte le cose riguardanti i viventi, fu chiaro già ai primi uomini. Essi, infatti, impararono dalla Natura a conservare sé stessi e da essa trassero le condizioni migliori e più opportune per la loro sopravvivenza. Vi fu un uomo però, che su quel libro ne scrisse un altro, intitolandolo De planctu Naturae (Il pianto della Natura). Quest’uomo si chiamava Alano ed era originario di Lille, in Francia, ove nacque intorno al 1125. qFu così colto che i contemporanei lo chiamarono doctor universalis perché, quando lo ascoltavano, sembrava loro di sfogliare il romanzo con cui era stato costruito l’Universo mondo. L’opera di Alano, ad ogni modo, non è di piacevolissima lettura, specialmente per il lettore contemporaneo, perché risente del pessimismo schiettamente medievale nei confronti della condizione umana (sovvengono anche il De contemptu mundi, Il disprezzo del mondo, di Lotario di Segni e la Elegia de diversitate fortunae, Elegia sull’avversità della fortuna, di Arrigo da Settimello, che pure si muovono in quel senso). Ciononostante, bisogna essere a lui grati per alcuni versi riportativi: “Omnis mundi creatura/ quasi liber et pictura/ nobis est in speculum/ nostrae vitae, nostrae mortis/ nostri status, nostrae sortis/ fidele signaculum” (Ogni creatura dell’universo, quasi fosse un libro o un dipinto, è per noi come uno specchio della nostra vita, della nostra morte, della nostra condizione, segno fedele della nostra sorte). qTroppo spesso si confonde il sapere soltanto con quanto è scritto nei libri e ci si affanna ad apprendere quante più notizie possibili, quasi come se la conoscenza dipendesse esclusivamente dal numero delle date dei maggiori eventi storici che si riuscisse a mandare a memoria o da quanti nomi di personaggi famosi si conoscano. Il primo modo di apprendere il sapere è leggere il libro della Natura, o, sarebbe meglio dirla con Alano, il libro delle creature della Natura. A ciò fa eco un altro pensatore, l’inglese Thomas Hobbes, il quale affermò, circa cinquecento anni dopo, nella prefazione del suo Leviatano, che la sapienza non si acquistasse leggendo i libri, ma leggendo gli uomini. Il problema cruciale per il genere umano, purtroppo, consiste nel fatto che molti non passino neppure un’ora né in biblioteca, né in campagna.

 

Pubblicato l’8 settembre 2011 su www.caravella.eu

 

11 luglio 2015. Sorrento. Libreria Indipendente

 

Presentazione del volume di racconti “Bianco e nero” di Emanuela Rocca, A.P. Ed.
Non è facile raccontare storie erotiche, soprattutto complicato non scendere in volgari situazioni mentre si scrive, ma l’erotismo fa parte della vita di ognuno di noi, c’è chi ha compreso la sua importanza vitale nel rapporto a due, chi invece lo tiene sopito per via dell’educazione che ci viene imposta dalla Chiesa di Roma. i racconti che ha scritto Emanuela Rocca servono esclusivamente a far vivere emozioni intense,a riflettere sulla vita di ogni giorno, a comprendere gli errori che si compiono durante la nostra esistenza. ogni racconto è una storia a sé, chiaramente tutte inventate e colorita dall’Autrice” (dalla prefazione).
Letture di Nino Casola e Frenk Tortora. Relazione e intervista all’Autrice di Riccardo Piroddi. Organizzazione di Mimmo Bencivenga, proprietario della Libreria Indipendente.

 

Le grandi emozioni di sabato 11 luglio – Reading di “Bianco e nero” – Il secondo libro di Emanuela Rocca

Articolo da www.agoranewsonline.wordpress.com
(leggi)

 

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Relazioni

 

I miei rapporti con gli altri. Semplici, certo. Fino a quando non mi si domanda un parere, un’opinione. Sono diventato allergico alla lamentela fine a se stessa. Allo sfogo querulo che non si concede altro sbocco che la propria vana prosopopea. Reagisci, dico. Stai diventando come il peggiore tra i repubblicani, mi si risponde. Sarà. Eppure una cosa almeno io l’ho imparata. La metonimia è il gran male del secolo. Spostare il cursore dall’agente della propria insoddisfazione ai malcapitati catalizzatori esterni (di solito la famiglia, gli amici, i figli, il partner). Invece di assumerci ciascuno le nostre responsabilità preferiamo seguitare a puntare il dito contro la nostra immagine capovolta nel riflesso degli altri, spettatori casuali delle nostre frustrazioni.
Quando impareremo a strappare il comodo panno opaco dell’indulgenza dal nostro cieco specchio privato? Quando, per la miseria, quando?

Patrick Gentile

 

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