Archivio mensile:Maggio 2016

Adattamento

 

 

Tra le cose che non sono riuscito a imparare nella mia vita c’è di sicuro la capacità di adattarmi a un gruppo di persone con cui devo condividere uno scopo. In automatico mi pongo in contrapposizione. L’abilità a risultare simpatico a pelle, in quanto in una stanza con dieci persone di norma me ne resta simpatica una e allora ci piscio contro per dire che è mia. Nella mia vita non ho imparato a dire ciao. Odio dire ciao per convenzione. Il ciao è la stronzata più sopravvalutata del mondo, soprattutto se non è spontaneo ma normalizzante. Non ho imparato a socializzare naturalmente perché soffoco dopo due minuti. Non sono stato capace di creare coesione, omogeneità, ma sono scaltro nel creare divisione e nell’isolare cose e persone. Psicologicamente. Sono un individualista che lavora bene da solo. Per questo scrivo. Per scrivere mi basto. Ma poiché il fuori mi serve per mangiare… Un uomo consapevole del compromesso a cui è dovuto scendere è come me. Un uomo ispido e difficile da amare.

Patrick Gentile

 

dificoltà-adattamento_-Centro-Ricreazione

 

Quindici anni

 

 

Spesso vorrei essere ancora un quindicenne che domattina deve andare a scuola, che ha chi si prende cura di lui, le cui uniche responsabilità sono i compiti a casa e i compiti in classe. Che ha persone giovani e forti e abili intorno, prospettive e punti di fuga molto distanti, che dorme fino a mezzogiorno e si prepara a occupare solo tutto l’enorme spazio che c’è.

Patrick Gentile

 

adolescente-depressa

 

Gesù di Nazareth

 

 

Io quando capito su “Gesù di Nazareth” di Franco Zeffirelli crollo. Tutto in me crolla. Ogni mia convinzione, dogma, paradigma. Sarà che, l’avrò detto cento volte, mi innamorai di Gesù che avevo sette anni. Io davanti a questo Gesù mi sento l’ultimo degli ultimi, il più errante e peregrino fra gli uomini. Al punto che se posasse la sua mano sulla mia testa io non avrei che lacrime. E mi inginocchierei. A baciargli i piedi.

Patrick Gentile

 

gesù zeffirelli

 

 

Una storia

 

 

Quando qualcuno dice “mi piacerebbe avere una storia” sta solo esprimendo, magari neppure troppo consapevolmente, un desiderio di appropriazione. In sostanza l’altro (l’oggetto della storia) dovrebbe stare ai patti e consegnarsi integralmente così da soddisfare il desiderio a monte. Se è vero che esistono forme di possessività nell’amicizia, esse sono rafforzate ulteriormente dall’ingabbiamento psicologico che l’amore borghese impone agli individui di essere esperito anzitutto come sentimento tra due soggetti: me-e-te. L’impossibilità di soddisfare appieno un desiderio conduce alla frustrazione, quindi a un perpetuarsi del desiderio medesimo. Un mio amico una volta ha detto: amo la mia compagna perché forse dentro di me so di non possederla completamente.
L’amore è in altre parole la vertigine che proviamo affacciandoci sul dirupo. Fondamentalmente un vuoto.

Patrick Gentile

 

vuoto

 

Scrivere

 

 

Se nella vita decidi di scrivere, il pudore, la vergogna, sono cose a cui devi rinunciare. Non puoi essere un fariseo e sperare di impastare qualcosa di buono o autentico. Non puoi importi gabbie e poi pensare di farla franca. Alla lunga non ti crederà nessuno. Se decidi di scrivere, devi rompere le cortine. Stracciare il campo. Prendere a calci le porte e farti male. Devono farti male le dita, gli occhi. Devi crollare o sfinirti d’insonnia per un aggettivo che si appoggia male. Trovare una lingua che sia tua e poi di alcuni e poi di tutti. Ammazzarti molto, e ammalarti e amare. Se vuoi scrivere devi amare tutte le cose. Quelle che odorano e quelle che ti fanno vomitare. L’immondizia e il tempo. Devi amare il tempo. Il tempo che ti serve e contro cui dovrai lottare per mettere al mondo i tuoi mostri e i tuoi angeli.

Patrick Gentile

 

scrittura-come-costruire-una-trama-interessante_1631705612231cae12a72909bcb0875f

 

God bless youth

 

 

Sia benedetta la giovinezza, la prima soprattutto, e sia benedetta la selvatichezza dei modi ragazzeschi che ignorano le nostre forme raggelanti, il nostro necrotico rapportarci tra noi. Sia santificata la spavalderia sfrontata dell’adolescenza, l’identità in costruzione degli sbarbatelli mentre per un piccolissimo fenomenale istante passa dall’omologazione dei tagli sui jeans a quella ben più mostruosa del nostro terrore di gente adulta, vecchia, già morta.

Patrick Gentile

 

gruppo-adolescenti

 

 

Prima

 

 

Noi si campa tutti così. Amici e sconosciuti. Prossimi e distanti. Motivati e menefreghisti. A me di te importa ora e poi non lo so, dopo non so più niente. È la condizione. Non lo facciamo neanche apposta. Ci è interessato tutto troppo prima. Quando tutto era interessante. Infatti che casino, che rivoluzioni, porcatroia. Prima.

Patrick Gentile

 

GliAmantiReneMagritteRené Magritte, “Les Amants”, 1928, Richard S. Zeisler Collection, New York

 

Il dovere di noi

 

 

Ciascuno al mondo chiede di essere ascoltato. Non è chiaro il motivo. Non sono chiare le parole, i linguaggi, i concetti. Le idee stesse non lo sono, sempre così difettose e scarne, specialmente le idee della gente ordinaria, comune, spoglia. Nondimeno cresce questo vocativo: corale, viscerale, impastato ai brusii ben più frastornanti della Storia. Chiunque cerca orecchie cui confessarsi, qualcuno che frattanto non sia divenuto sordo. Anche se non sa cosa dire, anche se non sa come dirlo. Anche se ha perso tutto, comprese le parole, specialmente le parole. È la grande disforia del genere umano, questo vicendevole auscultarsi senza realmente capirsi, senza realmente tradursi. La speranza che chi ci circonda prima o poi si assuma il dovere. Il dovere di noi.

Patrick Gentile

 

ascolto

 

Tre bicchieri di vino

 

 

Tre bicchieri di vino
ho bevuto
su un prato
di margherite.
Il primo,
per misurare
la mia resistenza
ai tuoi occhi.
Il secondo,
per acquerellare perle
tra le tue mani.
Il terzo,
per barcollare
tra i tuoi capelli increspati.
E, infine, l’ebbrezza,
per vaneggiare il sapore
della tua bocca carnosa.

 

20150329_173450