No. Non imprigionarmi ancora nel tuo sorriso. Mi richiuderesti in una gabbia di sale che brucerà la mia carne. Sciogli i lacci che mi stringono legandomi al ricordo dei tuoi occhi di velluto. Lasciami farneticare malfermo e libero, sì, libero, e io ti spoglierò dell’ordinario, rivestendoti con gli abiti folli della mia poesia.
Tre ‘ccose so’ rimaste d’ ‘o paraviso, dicette ‘o poeta a tutto: ‘e stelle, ‘e sciure e ‘e criature. Pe’ ‘mme, ca nun songo tanto gruosso comme a isso, ‘sti tre ‘ccose songo ‘e stelle, ‘e sciure e tu. ‘E stelle ‘e tiene dinto a chisti uocchie ca ancora me guardano. ‘E sciure ‘e tiene ‘mmocca e cacciano l’addore quanno me parli. E po’ ‘nce stai tu ca si’ stella, sciore, criatura e paraviso. ‘Na vita senza e te me facesse ferni’ ‘nto ‘nfierno e si pure accussì fosse m’abbastasse ‘e cade’ ‘nterra acciso pe turna’ subbeto addu te, ‘nto paraviso.
Ho ritrovato queste foto nel mio pc. Le scattai, se non ricordo male, a settembre del 2012, alla cieca, intrufolando il braccio e la macchina fotografica tra le protezioni che delimitavano il cantiere. Si tratta di Via delle Botteghe Oscure, a Roma, tra Piazza Venezia e Largo di Torre Argentina. Erano in corso lavori per il prolungamento della linea tranviaria “8”, che dalla vecchio terminale di Largo di Torre Argentina sarebbe dovuta giungere a Piazza Venezia. Bene, i resti della città antica sono stati, in breve tempo, ricoperti per permettere il passaggio dei binari del tram. Una testimonianza fotografica di ciò che, probabilmente, non sarà mai più visibile ad alcuno!
Per un giorno, la corte del principe invita una danzatrice accompagnata dai suoi musicisti.
Ella fu presentata alla corte, poi danza davanti al principe al suono del liuto, del flauto e della chitarra.
Ella danza la danza delle stelle e quella dell’universo; poi ella danza la danza dei fiori che vorticano nel vento. E il principe ne rimane affascinato.
Egli la prega di avvicinarsi. Ella si dirige allora verso il trono e s’inchina davanti a lui. E il principe domanda:
“Bella donna, figlia della grazia e della gioia, da dove viene la tua arte? Come puoi tu dominare la terra a l’aria nei tuoi passi, l’acqua e il fuoco nel tuo ritmo?”
La danzatrice s’inchina di nuovo davanti al principe e dice:
“Vostra Altezza, io non saprei rispondervi, ma so che: l’anima del filosofo veglia nella sua testa. L’anima del poeta vola nel suo cuore. L’anima del cantante vibra nella sua gola. Ma l’anima della danzatrice vive in tutto il suo corpo.”