Ho voluto fortemente la pubblicazione di questo romanzo di Laura Di Vincenzo “Il sogno di Dafne” (Brè Edizioni, 2023), di cui ho firmato l’introduzione, perché consegna al lettore la storia di una donna che racchiude in sé una sorta di archetipo femminile contemporaneo, una donna di oggi, una donna come tante, oggi. Una donna che vive la propria esperienza di vita nella sua unicità, una donna che non può mai essere d’altri ma solamente di se stessa e di questa sua meravigliosa unicità. La vicenda sentimentale di Dafne spinge a riflettere, in questi tempi in cui, ahimè, di donne si parla troppo in cronaca nera o sulle riviste scandalistiche.
Il libro può essere acquistato su Amazon o in libreria.
Ho lanciato questa pagina Facebook dal titolo “Pillole di Letteratura Italiana”, per condividere con voi aneddoti, racconti biografici e opere dei massimi protagonisti della nostra letteratura. Tutto in modo molto leggero, cosicché potremo divertirci insieme, pur mantenendo la seriosità che questo tipo di argomenti richiedono. Seguitela e non ve ne pentirete!!!
Guido Guinizzelli è stato il teorico del Dolce Stil Novo, l’altro Guido, come lo chiamò Dante (Purg. XI, v. 97) ne ha rappresentato il maggiore esponente. Fiorentino, nacque più o meno nel 1260, dalla nobile famiglia Cavalcanti, mercanti molto ricchi. Notissime erano, a Firenze, quasi fossero un punto cardinale, le terre e le case dei Cavalcanti, situate non lontane dalla Chiesa di Santa Maria in Campidoglio, nei pressi del Mercato Vecchio. Da giovane, era stato mandato dal padre a studiare la filosofia da Brunetto Latini e proprio lì aveva conosciuto il futuro sommo poeta, divenendone amico fraterno. Guelfo bianco convinto, per dare il buon esempio, cercando, in tal modo, di calmare un po’ le tormentatissime acque in città, aveva sposato Bice degli Uberti, figlia del famoso Farinata, il segretario comunale del PGF, Partito Ghibellino Fiorentino. Tutto questo, comunque, era servito a poco o niente. La tensione, a Firenze, era sempre altissima, tanto che quando non si riuscivano ad eliminare gli avversati in casa, si mandavano i sicari a raggiungerli in trasferta. Durante un pellegrinaggio al santuario di Santiago di Compostela, infatti, nei pressi di Tolosa, Guido prese una coltellata alla schiena, inflittagli da un assassino mandato da Corso Donati, il capo dei guelfi neri. Si salvò per miracolo! Incurante dei numerosi pericoli e della sua incolumità fisica, si fece eleggere al Consiglio Generale. Solo pochi anni dopo, però, ne fu escluso, quando Giano della Bella, un aristocratico passato a sinistra, fece approvare la riforma degli “Ordinamenti di Giustizia”, vietando, ai nobili non iscritti ai sindacati, l’accesso alle cariche pubbliche. Il 24 giugno del 1300, dopo aver preso parte ad una mega rissa in cui guelfi bianchi e neri se le erano suonate di santissima ragione, fino a quando non erano rimaste in piedi che due-tre persone, essendo lui un capo fazione, fu punito con l’esilio a Sarzana, oggi ridente centro in provincia di La Spezia, ma, nel XIII secolo, zona paludosa e insalubre. Fu proprio l’amico Dante, divenuto, nel frattempo, Priore, a firmare, con le lacrime agli occhi, la sua condanna. In poche settimane, a causa dei miasmi mortiferi esalati dagli acquitrini sarzanesi, Guido contrasse la malaria. Tornò a Firenze giusto in tempo per morire, nelle case dei Cavalcanti, il 29 agosto. Fiero nel carattere e altero nell’aspetto, è il più “tragico” dei poeti stilnovisti. L’amore, spesso, gli provocava sbigottimento, lasciandolo dubbioso, destrutto e desfatto:
L’anima mia vilment’è sbigotita de la battaglia ch’ell’ave dal core che s’ella sente pur un poco Amore: più presso a lui che non sòle, ella more.
(L’anima mia vilment’è sbigotita, vv. 1-4)
Forte e nova mia disaventura m’ha desfatto nel core ogni dolce penser, ch’i’ avea, d’amore.
(Forte e nova mia disavventura, vv. 1-3)
Allo steso modo, la sua donna pare non essere così celeste e luminosa come quelle esaltate dagli altri poeti, tanto che il suo valore è difficilmente conoscibile dall’uomo. Se Guido fosse stato un trovatore avrebbe accompagnato le sue canzoni con una musica malinconica e angosciosa:
Se Mercé fosse amica a’ miei desiri, e l’movimento suo fosse dal core di questa bella donna e’l su’ valore mostrasse la vertute a’ mie’ martiri.
(Se Mercé fosse amica a’ miei disiri, vv. 1-4)
La canzone Donna me prega, per ch’eo voglio dire, i cui versi sono di difficile comprensione perché volutamente astrusi, è lo specimen della sua poesia. In essa, filosofia, metafisica, psicologia, tristezza, guai, lamenti e spiriti, introdotti nella sua lirica per spiegare il funzionamento dei sensi e dei sentimenti dell’uomo, mostrano la donna non come una guida che renda l’anima perfetta, quanto come creatura la cui bellezza costringa a meditare, ad almanaccare, a scervellarsi, ad elucubrare e a rimuginarvi. Però, rimuginandovi troppo a lungo, il povero Guido correva il rischio di andare fuori di testa.
Donna me prega, – per ch’eo voglio dire
d’un accidente – che sovente – è fero
ed è sì altero – ch’è chiamato amore:
sì chi lo nega – possa ’l ver sentire!
Ed a presente – conoscente – chero,
perch’io no spero – ch’om di basso core
a tal ragione porti canoscenza:
ché senza – natural dimostramento
non ho talento – di voler provare
là dove posa, e chi lo fa creare,
e qual sia sua vertute e sua potenza,
l’essenza – poi e ciascun suo movimento,
e ’l piacimento – che ’l fa dire amare,
e s’omo per veder lo pò mostrare.
(Donna me prega, – per ch’eo voglio dire, vv. 1-14)
Tra le sue composizioni più famose, infine, è la ballata Perch’i’non spero di tornar giammai. Il poeta, fuori dalla Toscana, chiese a questa sua ballatetta di raggiungere l’amata per dirle, tra pianti, sospiri e accidenti:
Questa vostra servente viene per star con vui, partita da colui che fu servo d’Amore.
Ancora oggi, nei tanto democratici ed evoluti anni Duemila, parlare di una celebre poetessa e intellettuale italiana suonerebbe un tantino strano. Immaginate di parlarne facendo riferimento a una donna vissuta in pieno Cinquecento. Considerando che il numero delle autrici italiane di un certo calibro vissute negli ultimi secoli non supera le poche decine, il fatto ha quasi dello straordinario…
Abbracciando la narrazione che vuole Leopardi pessimista storico e cosmico, siamo dimentichi della fondazione di quel pessimismo sulla percezione delle contraddizioni sociali e filosofiche che contraddistinguono il suo (e il nostro) tempo. Ignoriamo in misura ancor più grande che la sua attività, con un ottimismo uguale e contrario, è stata spesa nel tentativo di riacciuffare quel legame con «la virtù e la natura», che, con la civiltà, sono «sparit[e] dal mondo» (Zib, 608)…
Nostro ospite in radio il Prof. RICCARDO PIRODDI che ci presenterà il suo ebook “La Letteratura Italiana. Dalle origini al primo Novecento”, Eurilink University Press, 2022.
Il volume, ideato per quanti intendono approfondire uno dei più grandi patrimoni morali della nostra cultura nazionale, raccoglie e sistematizza i materiali utilizzati dall’autore nel programma radiofonico “Letteratura senza tempo”, andato in onda tra il 2021 e il 2022 su Voce Amica Italia Web Radio Tv. Un percorso che prende avvio dalle prime testimonianze scritte in italiano (X secolo) fino ai movimenti letterari del primo Novecento, condotto con brio e molta ironia, in modo immediato e accattivante ma, allo stesso tempo, rigoroso per quel che concerne la trattazione degli autori e degli argomenti critici”. Un ottimo strumento per la comprensione della materia e introduttivo a studi più approfonditi.
Martedì 19 aprile 2022, alle ore 19.00, in diretta, intervista al prof. Riccardo Piroddi (Link Campus University di Roma), a conclusione del ciclo di puntate “Letteratura senza tempo”. Conduce Corrado Pisano.