Coniglio

 

 

Cosa ti piaceva prima?
Le situazioni calme.
Non subire le scosse.
Non avere sorprese.
Così infatti sistemavi.
Una stanza in totale disordine
poteva occuparti l’intera domenica.
Tuo padre si portava tuo fratello
a Villa Ada,
tua madre di là,
e tu rassettavi.
Facendo sparire.
Levando cose.
Una di quelle domeniche
per caso ti uscì fuori una bestemmia.
Ti attraversò il cervello
come un ferro da calza.
Dopo non te ne liberavi.
Anzi, più tentavi di distrarti,
più il ferro ti affondava
nelle meningi.
E allora hai pensato che presto
Dio sarebbe sceso
dall’alto dei cieli
per ridurti in un mucchietto di cenere.
Non avevi il cane
ma un paio di minuscole tartarughe d’acqua
che arrivato l’inverno
si addormentarono.
Siccome non sapevi granché del letargo,
credendole morte le hai infilate
in una scatola di pastiglie Valda
e le hai buttate
nel cestino della spazzatura.
Le hai ammazzate.
Con la tua buona fede.
Poi un giorno eri in villeggiatura.
E c’era la contadina.
Nera, con gli incisivi piombati.
Prese il coniglio dalla gabbia.
Per le orecchie.
E lo sgozzò
col coltello da cucina.
Eri lì, pietrificato
davanti a tutto quel sangue
che fiottava,
la tua bocca senza saliva.
Il coniglio stramazzava
e la contadina nera
con le capsule nere rideva.
E tu certe volte sei ancora lì,
in piedi,
le gambe come il granito,
la sera che scivola sul mondo
come una cappa asfissiante,
senza colori.

(Patrick Gentile)

 

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