Il ruolo del Mediterraneo nella geopolitica e nella geostrategia

 

Parte XII

 

Conclusioni

 

Si può concludere che il “Mediterraneo allargato” continuerà a rappresentare, sotto il profilo geopolitico e geostrategico, il paradigma dei contrasti e dei conflitti, che si manifesteranno sul teatro globale. La stabilità dell’area mediterranea, inoltre, dipenderà anche dal successo, o meno, delle politiche di consolidamento della democrazia e della cooperazione economica allo sviluppo, che la sponda Nord e, in particolare, l’UE riusciranno a realizzare, in un nuovo spirito di collaborazione paritaria con le democrazie nascenti. In linea teorica, gli Stati membri dell’UE hanno concordato sulla necessità di appoggiare, senza indugi, i processi di pacifica transizione politica, che si sono manifestati nel Nord Africa e nel Vicino Oriente, e sulla revisione, in senso migliorativo, delle politiche mediterranee di cooperazione e di sviluppo. Bisogna riconoscere, tuttavia, che, dai confronti in atto, tra gli Stati membri UE, si va affermando, non tanto una radicale ed innovativa riforma delle politiche mediterranee, tanto attesa, quanto un’opzione di miglioramento, di rafforzamento e di aggiornamento delle stesse (rafforzamento della PEV; trasformazione dell’UPM, superando il conflitto fallimentare tra il secondo pilastro – collaborazione politica e di sicurezza – e gli altri pilastri – collaborazione economica e culturale), senza la modifica della logica esistente. Non prevale l’applicazione, con rigore e coerenza, del criterio della condizionabilità, del criterio di sostegno preferenziale del settore privato dell’economia e del criterio della minore interferenza negli orientamenti politici e religiosi, che si affermeranno, tramite libere elezioni. In particolare, mentre si preannunciano continue ondate di immigrazione clandestina, ancora non si afferma, in sede comunitaria, l’urgente necessità di individuare una comune e coerente politica della mobilità e dell’immigrazione nell’area mediterranea. Sul tema dell’immigrazione, legale e clandestina, permane una visione fortemente conservatrice, per cui si manifesta più la disponibilità ad aumentare le risorse finanziarie per fronteggiare l’assistenza ai migranti, piuttosto che la reale volontà di definire una politica europea dell’immigrazione, che venga sostenuta non solo dai paesi di frontiera della sponda Nord del Mediterraneo, ma da tutti gli Stati membri dell’UE. Questa incertezza dell’UE condiziona anche una visione unitaria su come affrontare altri teatri di crisi, come la Siria. Allo stesso modo, l’UE non sembra sufficientemente pronta ad affrontare ed a risolvere le questioni che si pongono, con l’emergere di nuovi importanti attori della scena internazionale, come la Cina, l’India e i paesi del Golfo. Sarebbe necessaria una radicale riforma delle politiche mediterranee, una nuova logica, che inquadri il “Mediterraneo allargato” non come un’area separata dalle altre aree, specie quelle immediatamente adiacenti. Non è più possibile separare il Mediterraneo dal Medio Oriente, anche perché crescente risulta, sulla regione, l’influenza dell’Iran, del Qatar, degli Emirati Arabi Uniti e del Kuwait. La nuova politica euro-mediterranea, a mio giudizio, dovrà essere non solo migliorata, ma riformata radicalmente, tenendo presente le interrelazioni con il Medio Grande Oriente.

 

 

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