Prigione

 

Ho amici maschi spaventati dalle loro mogli/compagne carceriere, controllati nei movimenti, che siano virtuali oppure reali. Ho amici oppressi, indagati, ammanettati, resi colpevoli, ridotti a figli come i loro stessi figli, né più né meno, ridotti a turisti sessuali. Campano di strategie misere, non hanno più amici e se li hanno – perlomeno ufficialmente – bene che siano accoppiati pure quelli. Ho amici e amiche intrappolati da altri individui senza cervello. Terrorizzati all’idea di far da soli mentre a guardar bene è una vita intera che fanno da soli. Ho gente intorno che vive in libertà vigilata solo perché sotto sotto non sa dove sbattere la testa. Gente deportata, alla mercé di kapò e aguzzini infelici quindi cattivi. Con loro non so mai bene in che lingua parlare. E non posso certo star lì a ragionare di fallimento anche se l’unica parola che ho in mente è quella.

Patrick Gentile

 

 

 

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