Social

 

Non esiste una patente per navigare nelle acque social. Ciascuno utilizza Facebook come crede. Chi come una lavagna, chi come un muro (urbano), peraltro già grandemente imbrattato, chi come un diario intimo, chi come uno spazio epistolare (perdonate l’obsolescenza dell’esempio, ma tant’è). Non vi sono guide, né regole (a parte il comune senso del pudore, anch’esso però ampiamente adeguato ai tempi stilisticamente pornografici in cui sguazziamo, o affoghiamo, dipende). Non c’è un dogma, né ci sono paradigmi. Ognuno diffonde ed espande il proprio misero egotismo, reiterando e inglobando senza soluzione di continuità le altrui esistenze, le altrui ore, gli altrui minuti. Agglutinando e impastando il proprio mondo a quello degli altri (che siano sconosciuti oppure no), in un unico lavico amalgama senza scopo. McLuhan diceva che il medium è il messaggio. Secondo altre menti illuminate (e più aggiornate), il mezzo è il mezzo, il messaggio è scomparso, non c’è più. Resta una vuota tautologia di noi stessi. Macabra. Tetra. Sinistra. Accettato questo ci si può annoiare, alla lunga, in santa pace.

Patrick Gentile

 

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