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Primus

 

Una delle più eccentriche band degli anni ‘90. Capitanati dal bassista Les Claypool, hanno avuto la genialità di creare un sound personalissimo e originale, partendo dagli strumenti essenziali del rock: la chitarra, il basso e la batteria. Questa è stata la loro più grande forza, perché nei ‘90, a parte l’essenzialismo strumentale del grunge, le grandi innovazioni del rock sono avvenute attraverso contaminazioni con altri generi, in primis hip hop ed elettronica. Nei suoi Primus, Les Claypool, chiaramente influenzato  dal progressive rock dalla psichedelia degli anni ‘70, propone un rock molto vivace e divertente, a tratti demenziale, a tratti malato e paranoico. Ascoltandoli, l’attenzione dell’orecchio si posa subito sul suo basso, quasi ipnotico, che stupisce nota dopo nota. Ma, nonostante questo strumento la faccia da padrone, la chitarra di Larry LaLonde e la batteria di Tim Alexander sono certo sue comprimarie. Assolutamente da non sottovalutare, infatti, esse sono parti essenziali della band che forse più di tutte, negli anni ‘90, ha fatto di testa propria, non curandosi affatto della moda, di quanto chiedevano i discografici e imponendosi sulla scena musicale come una delle formazioni più esclusive e aggressive, quasi un’istituzione del decennio in cui, secondo alcuni, sarebbe morto il rock. La band ha pubblicato undici album, quasi tutti capolavori.  Tra questi, Tales from the punchbowl, Interscope Records, 1995  (foto a sinistra). Nulla di certo, ma pare che il titolo dell’album sia un omaggio ad una serie di leggendarie feste, tenutesi nei dormitori dell’Università di Berkeley, durante le quali veniva servito del punch corretto all’Lsd. Ecco cosa si respira ascoltando le storie della tazza del punch. Di sicuro storie strane, i cui protagonisti sono folletti e altri esseri mitologici. E di sicuro i Primus, presenti a quei party, ne hanno ascoltate diverse, tanto da esserne ispirati per quest’album, uno dei migliori, se non il migliore della loro carriera. Diciamolo francamente: il disco è un trip meraviglioso! images99G0N5TBComincia in bellezza, con una opener che è quasi una jam session, lunga, potente e aggressiva, per sfociare in svariati pezzi dalle mille influenze, in primis psichedeliche, ma anche progressive, hard rock, dark. Tra questi, spiccano per genio, Southbound Pachyderm (ascolta), paranoica e distorta, introdotta da un ipnotico giro di basso, che accompagna tutto il pezzo, e Wynona’s Big Brown Beaver (ascolta), uno dei successi storici della band, nel cui video i componenti sono vestiti da cowboy. Da segnalare anche Over The Electric Grapevine (ascolta), che, non a caso, parla di un viaggio in macchina sotto effetto dell’Lsd. Malata, paranoica e ossessiva. I tre aggettivi che meglio definiscono la musica di questo meraviglioso lavoro in studio. Un disco da ascoltare tutto d’un fiato. Un disco che incanta e stupisce, che a tratti inquieta, a tratti mette i brividi, ma mai è banale, mai scontato. Un capolavoro degli anni ‘90.

Pier Luigi Tizzano