Archivio mensile:Aprile 2021

Tra Fascismo e John Locke: il paradosso della tolleranza
di Popper

 

di

Marcello Davide Borraccio

 

 

Può una carta costituzionale contenere un paradosso riguardo uno dei temi più importanti della storia del popolo italiano? Tra Locke e Popper prende vita il “paradosso della tolleranza”…

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Karl Raimund Popper (1902-1994)

 

 

 

Biopotere, genealogia e ontologia:
da Focault a Derrida

 

di

Pietro Lembo

 

 

Uno dei tratti tipologici dei nostri tempi è, senza ombra di dubbio, il crescente sconfinamento della politica nella dimensione biologica dell’esistenza. Parecchi, in proposito, i fenomeni che possiamo citare a titolo esemplificativo: stimolazione dei desideri, controllo dei corpi, terrorismo che fa politica con e su la vita, gestione poliziesca delle popolazioni in permanente stato di eccezione, deriva identitaria razzista che fa leva sui caratteri biologici per fronteggiare flussi migratori…

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Michel Foucault (1926-1984)

 

 

 

Cosa intendiamo quando parliamo di causa ed effetto?

 

di

Maurizio Morini

 

 

È nota l’affermazione di Kant secondo la quale è stato Hume a svegliarlo dal sonno dogmatico e ad imprimere alle sue ricerche filosofiche uno sviluppo del tutto diverso da quello iniziale. Il motivo di ciò sono state le osservazioni sul principio di causalità, che Hume considera come dipendente in modo esclusivo dall’esperienza. Tuttavia, a causa di alcuni rilievi critici avanzati dallo stesso Kant, si è spesso equivocato lo scetticismo di Hume fino a farlo coincidere con la distruzione della ragione e delle sue capacità conoscitive…

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David Hume (1711-1776)

 

 

 

 

Paternalismo e democrazia liberale: un equivoco da chiarire

 

di

Virgilio Mura

 

 

Sembrava sepolto nel dimenticatoio delle categorie politiche destinate a sicura obsolescenza e, invece, il paternalismo ha conosciuto nelle ultime tre decadi, soprattutto negli Stati Uniti per opera di economisti e giuristi, un inaspettato revival. Declinato in molte varianti1, talune anche fantasiose e stravaganti, ma sempre coniugato, non senza acrobatismi dialettici, con il liberalismo e la democrazia. E qui risiede l’equivoco da chiarire. Prima, però, occorre chiarire un altro punto, relativo all’uso del termine. Anzi, all’abuso…

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Democrazia e libertà in pericolo.
L’attualità assoluta del pensiero politico di Spinoza
nel nuovo saggio di Riccardo Piroddi

 

di

Raffaele Lauro

 

 

1. Che le democrazie, presidenziali, semipresidenziali e parlamentari, siano in pericolo e che la libertà di pensiero e di parola sia minacciata non solo nei risorgenti regimi totalitari, militari o paraideologici, e nelle autocrazie personali, sempre più minacciosamente in espansione, ma persino nei regimi pseudodemocratici e paracostituzionali, risulta testimoniato, in questo tormentato esordio del terzo millennio, dalla cronaca quotidiana, sempre più drammatica. Sarebbe lungo, in questa sede, fare un elenco delle persecuzioni, degli imprigionamenti strumentali e degli omicidi politici di chiunque, sia esso un esponente della stampa, di un movimento o un semplice cittadino, diventato una vittima sacrificale per aver osato esprimere la propria critica legittima, forte e determinata, verso un potere politico, sempre più intollerante, ottuso e violento nella difesa del proprio status governante, dei propri privilegi e delle proprie corruttele sistemiche! Una difesa, di frequente, ammantata di disvalori, ben propagandati, di patriottismo, di sovranismo, di nazionalismo e di efficientismo, nonché disseminata di persecuzioni verso minoranze di razza, di religione e di genere, presentate come una minaccia, interna o esterna, alla rispettiva identità di popolo. Come nel triste passato, ma con una insidia in più, più potente e sofisticata: gli strumenti di comunicazioni di massa, trasformati da veicoli di libertà in mezzi di manipolazione delle coscienze e di subdola propaganda, attraverso notizie false, atte anche a subornare il libero esercizio del diritto di voto, laddove ancora garantito. Il passo verso nuovi imperialismi, regionali o globali, è breve e il precipizio, se nulla cambia, verso nuovi conflitti, tra le grandi potenze, conflitti senza ritorno, non lontano. Ciò che più colpisce e amareggia, tuttavia, appare l’indifferenza generale, generata anche dall’impotenza di quelle organizzazioni internazionali, poste, dopo il secondo conflitto mondiale, a presidio della libertà e della pace. Che si levi ancora, in questi tempi perigliosi, qualche voce solitaria, nel campo della speculazione scientifica, con il ritorno alla lezione, sempre attuale, dei grandi maestri del pensiero politico moderno, sulla libertà di pensiero e di azione, come finalità suprema del potere costituito e dello Stato, non solo conforta, ma assume un significato che va oltre la testimonianza culturale personale e assume un particolare significato, un senso di residua speranza.
 
2. “Che senso può avere una ricerca su Spinoza alla fine del secondo decennio del secolo XXI?”, si chiede, infatti, Claudio Vasale, eminente studioso di dottrine politiche, nella prefazione al volume di Riccardo Piroddi, “Baruch Spinoza: Politica, Libertà. Un compendio”, di recente pubblicato da Eurilink University Press, casa editrice dell’Università degli Studi “Link Campus University” di Roma, dove Piroddi è docente di Storia del pensiero politico. Domanda lecita, se si tiene presente l’interesse per il filosofo olandese, testimoniato dalla traduzione delle sue opere in italiano intorno agli anni ’70 del secolo scorso e “sollecitato – aggiunge Vasale – dal dibattito sul processo di razionalizzazione e di secolarizzazione che finì per investire il costume e, in genere, la vita quotidiana dopo lo slancio impresso dalla ‘ripartenza’, segnata dal ‘miracolo economico’ e politico”. Il saggio di Piroddi, giustamente sottotitolato “compendio”, considerata la mole e il portato del pensiero politico di Spinoza (1632-1677), si propone di esaminare il concetto di libertà, da porsi in due ambiti, quello religioso e quello civile, ritenuta dal filosofo necessaria, prima che utile, alla vita dell’uomo, come singolo e in società. L’Autore si è dedicato a questa indagine rapportandosi costantemente con il filosofo, con la sua esistenza, con il suo modo di sentire e con le sue opere, esponendone i contenuti con chiarezza, per proposizioni e dimostrazioni, strumenti propri dell’originale argomentare spinoziano. Ha inteso “conversare”, principalmente, con l’“Ethica dimostrata secondo l’ordine geometrico”, con il “Trattato teologico-politico” e con il “Trattato politico”. Per comprovare il bisogno e l’efficacia della libertà (non soltanto nell’ambito della dottrina spinoziana!), ha trattato delle passioni umane e della schiavitù alla quale queste riducono l’uomo non guidato dalla ragione; della potenza della superstizione religiosa, che rende l’uomo ignorante una marionetta nelle mani dei pregiudizi dei teologi e dell’intolleranza delle autorità ecclesiastiche, e del processo di purificazione che ne conduce all’affrancamento; della certezza che in uno Stato, retto da princìpi conformi alla ragione, la libertà sia necessaria alla conservazione di esso e all’esistenza dei cittadini e, infine, che sia “lecito a chiunque di pensare quello che vuole e di dire quello che pensa”, come recita il sottotitolo del capitolo XX del “Trattato teologico-politico”. Proprio su questo ultimo punto, anche per dare risposta alla domanda posta da Vasale, è d’uopo soffermarsi, dialogando direttamente con l’Autore, il quale, riportando quanto sostiene Spinoza, scrive che il diritto naturale individuale non sia mai del tutto alienabile dalla suprema autorità e tra i diritti inalienabili, ossia quelli che, se tolti, viene meno la stessa natura umana, vi sia quello di pensare e di giudicare secondo il proprio modo di sentire e di dire quello che si pensa. Ma, poiché con i pensieri e, soprattutto con le parole, si può ledere la pubblica utilità, è necessario stabilire i limiti della libertà che a ciascuno può essere concessa. Per garantire la libertà è necessario che ciascuno rinunci al diritto di agire contro le sovrane podestà. Tuttavia, è lecito, comunque a ciascuno, senza lederne il diritto, pensare e giudicare e, quindi, anche parlare, contro i loro decreti, a patto che questi parli e insegni soltanto. Il secondo limite che il filosofo impone alla libertà di pensiero e di parola consiste nel fatto che non si professino idee dalle quali possa derivare immediatamente la rottura del patto sociale. Stanti queste due condizioni, può e deve essere riconosciuto a tutti il diritto naturale di pensare e di dire liberamente ciò che si vuole, per la stessa sicurezza dello Stato e della religione. Non vi è nulla di più sicuro per lo Stato del fatto che la pietà e la religione consistano esclusivamente nell’esercizio della giustizia e della carità, che il diritto delle supreme autorità, sia in materia religiosa che in quella civile, venga limitato alle azioni e che, dunque, sia consentito a ciascun cittadino, non solo di pensare tutto ciò che vuole ma di dire tutto ciò che pensa! Il fine ultimo dello Stato, dunque, è la libertà.
 
3. Ecco, quindi, perché ha certamente senso una ricerca su Spinoza oggi, per la forza del messaggio, lanciato 350 anni fa, ma sempre attuale. Nel nostro mondo occidentale, almeno da settant’anni, gli Stati hanno fondato la loro essenza sulla libertà, garantendola alla maggior parte dei cittadini. Eppure, in un mondo nel quale un po’ dovunque il danaro ha rubato il posto alla coscienza, dove ancora si muovono guerre a popoli ignari delle perverse logiche del potere e nel quale, col paravento della religione, si mascherano sordidi interessi, questa nostra civiltà mostra tutti i suoi grandi limiti. Proprio, quindi, per tentare di valicare questi limiti e per dare giovamento alla società civile, Spinoza viene in soccorso, soprattutto per la grande lezione che ha lasciato alla posterità: esempio impeccabile di tolleranza e di rispetto, teorico del diritto alla libertà di pensiero e di parola, seppure, comunque, conscio delle limitazioni di questa. Come il filosofo Gotthold Ephraim Lessing, nel 1781, il quale, in punto di morte proclamò la sua dichiarazione di spinozismo, anche Piroddi, in conclusione del saggio, raccogliendo il lascito spinoziano, dichiara: “Scelsi, nell’irruenza che caratterizza gli anni giovanili, il partito di Spinoza, il partito della vera libertà, fondata sul rispetto, sulla tolleranza, sul fatto che l’altro possa essere “mihi Deus”. Scelsi anche di combattere la mia rivoluzione correndo pubblicamente il rischio dell’intelligĕre. Quell’intelligĕre che mi ha portato e che mi porta a tentare di comprendere le azioni degli uomini e non a giudicarle, quell’intelligĕre che mi ha fatto soffrire e che mi fa soffrire, ma capire, quanti insultano le mie idee perché differenti dalle loro, quell’intelligĕre che mi ha rattristato e che mi rattrista ma mi lascia comprendere quanti mi emarginano, perché non credo in ciò in cui essi credono. Oggi, dopo vent’anni, le mie bandiere recano ancora l’effige di Spinoza e la tessera del mio partito la sua firma. Oggi, dopo vent’anni, ancora scelgo, quotidianamente, l’intelligĕre e la libertà!”. Queste parole rappresentano lo spirito che anima il saggio e sono la chiara cifra della grandezza imperitura del pensiero di Baruch Spinoza!
 
4. Una lezione di imperitura attualità, ma vitale in tempi, come i nostri, nei quali le democrazie sono in pericolo, le intolleranze appaiono crescenti e la libertà di ciascun cittadino del mondo “di pensare tutto ciò che vuole e di dire ciò che pensa” risulta minacciata, concussa e, non di rado, pagata a prezzo della propria vita.

 

Raffaele Lauro e Riccardo Piroddi (2015)

 

 

 

 

Il peso più grande e la solitudine dalle sette pelli

 

di

Maurizio Morini

 

 

La dottrina dell’eterno ritorno di Nietzsche conosce diverse formulazioni e numerosi ripensamenti. Basti pensare alla domanda contenuta in Al di là del bene e del male quando egli si chiede se quel pensiero non fosse per caso un circulus vitiosus deus: comunque la s’intenda, rimane che per Nietzsche la dottrina dell’eterno ritorno stabilisce in modo nuovo l’essenza della religione delle anime libere e serene ed in questo senso essa è concezione radicalmente anticristiana…

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Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900)

 

 

 

Democrazia a Roma?
La Costituzione repubblicana secondo Polibio

 

di

Leandro Polverini

 

 

Democrazia a Roma? Alla risposta di Moses I. Finley (nel saggio che aprì – o riaprì – il dibattito sul confronto fra «la democrazia degli antichi e dei moderni») bastavano le poche righe di una footnote: «The Romans discussed democracy, too, but what they had to say has little interest. It was derivative in the worst sense, derivative from books alone, since Rome itself was never a democracy by any acceptable definition of that term, though popular institutions were incorporated into the oligarchic governmental system of the Roman Republic»; insomma, «Roma non fu mai una democrazia».

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I Folengo nella Terra delle Sirene

 

 

Le giornate di studio “I Folengo nella Terra delle Sirene” nascono dall’impegno e dalla tenacia profusi da Stefano Ruocco e da Sergio e Nelly Brusadin, rispettivamente presidente della sede dell’Archeoclub d’Italia di Massa Lubrense (NA) e membri dell’Associazione Internazionale per gli Studi Folenghiani “Amici di Merlin Cocai”. Queste due Associazioni, seppur con mission apparentemente diverse, hanno trovato nei fratelli Folengo, che hanno soggiornato presso l’abbazia benedettina di Crapolla (in Massa Lubrense) tra il 1530 e il 1533, un punto d’incontro di fondamentale importanza per lo sviluppo degli studi intorno a tale avvenimento.
I contributi proposti in questa pubblicazione, curata da Valerio Terrecuso, rispecchiano fedelmente gli incontri nell’ambito della succitata giornata di studio (Massa Lubrense, 26 maggio 2018) e del convegno svoltosi a Ischia il giorno precedente, in occasione della visita dell’isola da parte degli “Amici di Merlin Cocai”, guidati dal presidente Otello Fabris.
Come accennato, iI fil rouge dei contributi qui proposti è il periodo di permanenza di Teofilo e di Giambattista Folengo in Campania, che molto ha influito sulla produzione letteraria successiva dei due fratelli monaci.

Per avere il volume, si può contattare l’Archeoclub di Massa Lubrense, inviando un messaggio tramite Facebook (https://m.facebook.com/archeolubrense/) oppure via e-mail (archeolubrense@gmail.com).