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Un’occasione alla speranza

 

 

Recensione de Il sogno di Sion – Le radici storiche, religiose e politiche
di un conflitto che appare inestinguibile
, di Carlo Giacobbe

 

di Riccardo Piroddi

 

 

Il sogno di Sion – Le radici storiche, religiose e politiche di un conflitto che appare inestinguibile”, Eurilink University Press, 2024, di Carlo Giacobbe, giornalista, già corrispondente e inviato speciale per l’Ansa in Israele, saggista e autore poliedrico, fornisce una profonda analisi del conflitto israelo-palestinese, esplorando le sue radici storiche, religiose e politiche. Attraverso una narrazione che intreccia eventi storici e attualità, figure storiche e movimenti di popoli, l’Autore offre una prospettiva sulle complesse dinamiche di questo conflitto duraturo. La prefazione di Sergio Della Pergola pone il contesto attuale del conflitto, enfatizzando il ruolo di Israele come cartina di tornasole per i processi di lungo periodo nell’Occidente e la critica situazione derivante dall’aggressione di Hamas del 7 ottobre 2023.
Il testo delinea la sequenza degli eventi storici chiave, il ruolo dei principali attori politici e le occasioni mancate per la pace nella regione, fornendo un ricco esame della situazione attuale e delle sue implicazioni per il futuro di Israele, dei palestinesi e della regione in generale. Giacobbe principia con un’analisi storica dettagliata, tracciando le origini del conflitto fin dall’epoca ottomana e dal mandato britannico in Palestina, esaminando, poi, la dichiarazione Balfour del 1917, l’olocausto e la creazione dello Stato di Israele nel 1948, eventi che hanno definito i contorni della moderna questione israelo-palestinese. Attraverso questo esame, l’Autore illustra come il passato continui a influenzare profondamente le percezioni e le azioni di entrambe le comunità. Il volume, inoltre, dedica una particolare attenzione al ruolo della religione, sottolineando come essa non solo fornisca una dimensione spirituale alla terra contesa, ma funga anche da catalizzatore per il nazionalismo e l’identità culturale. La narrazione evidenzia il significato di Gerusalemme e dei luoghi santi per ebrei, musulmani e cristiani, mostrando come queste convinzioni religiose intensifichino le tensioni e complichino la ricerca di una soluzione pacifica. La trattazione si estende alle implicazioni socio-politiche del conflitto, indagando le politiche interne di Israele, la frammentazione della leadership palestinese e l’influenza della comunità internazionale. Giacobbe discute le sfide poste dall’insediamento, dalla sicurezza, dall’accesso alle risorse e dai diritti umani, sottolineando come questi temi alimentino un ciclo di violenza e sfiducia. Significativo è il dibattito sull’identità nazionale e personale che emerge dal conflitto, con l’Autore che riflette sulle possibilità di coesistenza e sul concetto di “terra promessa”, che guida le aspirazioni di entrambi i popoli. La visione di Giacobbe invita al dialogo e alla comprensione reciproca, pur riconoscendo gli ostacoli significativi alla pace. La forza de “Il sogno di Sion” risiede non solo nella ricchezza di informazioni e nella profondità di analisi, ma anche nello stile narrativo di Giacobbe, che rende la lettura molto coinvolgente. L’Autore equilibra con abilità la narrazione storica con le testimonianze personali, creando un tessuto narrativo che avvicina il lettore alla complessità umana del conflitto.
Il volume, pertanto, si pone quale contributo significativo alla comprensione del conflitto israelo-palestinese, affrontando con sensibilità e profondità le sue molteplici dimensioni. Attraverso un’indagine che intreccia passato e presente, Giacobbe non solo illumina le radici storiche e le dinamiche attuali del conflitto, ma invita anche a riflettere sulle possibilità di pace e di convivenza futura.

 

 

 

 

Museums: houses of the Muses, culture and sustainability

 

 

Review of Elena Borin’s
“Sustainability Reporting in Museums”

 

by Riccardo Piroddi

 

 

The volume “Sustainability Reporting in Museums” by Elena Borin, associate professor in Business Administration and Financial Accounting at “Link” University in Rome, and board member of ENCATC – European Network on Cultural Management and Policy (Brussels, Belgium), published by Eurilink University Press in 2023, situates museums within the larger context of cultural and creative sectors (CCIs), emphasizing their significant contribution to the global economy. With museums experiencing steady growth over the past seven decades, the book presents a powerful debate for their role not just as custodians of cultural heritage but as active participants in the sustainability discourse. The detailed analysis of the cultural policies and socio-economic contexts of Italy and Spain provides a nuanced understanding of how museums in these countries are navigating the challenges and opportunities presented by sustainability.
The book’s exploration into the lobbying efforts for the recognition of culture as the fourth pillar of sustainable development is particularly enlightening. It offers a comprehensive overview of the campaigns and policy actions that have sought to integrate cultural organizations into sustainability debates. By examining the transition towards viewing cultural organizations through the lens of economic, social, and environmental sustainability, Borin sheds light on the emerging demands for accountability and transparency in museum operations.
Sustainability Reporting in Museums” meticulously examines the journey towards establishing sustainability reporting standards tailored to cultural organizations. Author’s investigation into the application and characteristics of sustainability and integrated reporting in museums is both timely and crucial. The book not only identifies the gaps in traditional sustainability frameworks but also proposes recommendations for developing sector-specific guidelines and frameworks that capture the unique value cultural organizations contribute to sustainable development.
The empirical research on museums in Italy and Spain is a standout feature, delivering concrete examples of how museums are grappling with sustainability reporting. Through case studies, Borin highlights the challenges museums face in adopting existing sustainability reporting standards and underscores the need for guidelines that resonate with the cultural sector’s specificities. The comparative analysis of sustainability accounting and reporting practices in these museums provides invaluable insights into best practices and potential pathways for enhancing sustainability disclosures in the museum sector.
The volume, therefore is a groundbreaking work that bridges the gap between cultural heritage and sustainability. Elena Borin’s thorough analysis and forward-thinking proposals make a significant contribution to the field, providing practical guidelines and sparking further debate on the role of cultural organizations in achieving sustainable development. This book is essential reading for policymakers, museum professionals, and scholars interested in the intersection of culture, sustainability, and reporting. Its insights into the cultural aspects and sustainable reporting practices of museums not only illuminate the current state of affairs but also chart a course for a more sustainable and accountable future for cultural institutions worldwide.

 

 

 

Architettura, società contemporanea e sfide
per un futuro sostenibile

 

 

Recensione di

ARCHITETTURA SOCIALE – Scritti da la terza pagina
de L’OSSERVATORE ROMANO” di Mario Panizza

 

di Riccardo Piroddi

 

 

ARCHITETTURA SOCIALE – Scritti da la terza pagina de L’OSSERVATORE ROMANO”, di Mario Panizza, già professore ordinario di Composizione Architettonica e Urbana e rettore dell’Università degli Studi “Roma Tre”, edito, nel giugno 2023, da Eurilink University Press, raccoglie gli articoli pubblicati dall’Autore, dal maggio 2019 al maggio 2023, sul quotidiano della Città del Vaticano. Il florilegio fornisce l’opportunità di esplorare un’interessante collezione di “relazioni”, focalizzate sull’intersezione tra architettura e società e le implicazioni culturali che ne derivano, costituendo anche un significativo contributo alla letteratura architettonica e arricchendo il dibattito su come questa scienza influenzi e sia influenzata dai contesti sociali, culturali e politici.
La prefazione di Andrea Monda, direttore de L’Osservatore Romano, rimarca l’importanza dell’approfondimento culturale per il quotidiano, enfatizzando come l’architettura, trattata nelle pagine del giornale, diventi un mezzo per riflettere su temi sociali, etici e ambientali. L’Autore, introducendo il volume, pone l’accento sull’evoluzione e sull’importanza dell’architettura sociale, evidenziando come questa disciplina sia stata condizionata, nel tempo, da vari fattori, tra cui le trasformazioni urbane e la necessità di rispondere a emergenze sociali e sanitarie.
I singoli articoli, scritti in una prospettiva che unisce l’osservazione attenta dei fenomeni architettonici alla riflessione critica sul loro impatto sociale, coprono un’ampia gamma di argomenti, offrendo spunti di riflessione sui modi in cui l’ambiente modella e viene modellato dalle dinamiche umane: dall’esplorazione delle biblioteche come spazi di incontro culturale e sociale, all’analisi dell’influenza del potere politico sull’arte e sull’architettura,
La scrittura dell’Autore è profondamente intrisa di riflessioni artistiche e filosofiche, consegnando una visione totalizzante dell’architettura come disciplina che trascende la mera funzionalità o l’estetica, interagendo con questioni riguardanti l’esistenza umana, la società e il nostro rapporto con l’ambiente, ponendosi, altresì, quale significativo contributo al tema dell’impatto culturale, sociale e ambientale dell’architettura. La dimensione artistica dell’architettura è sottolineata attraverso l’esame delle sue espressioni nel contesto della bellezza e del significato, mostrando come gli edifici e gli spazi urbani possano essere interpretati quali opere d’arte che comunicano valori, storie e identità, ed evidenziando l’importanza dell’integrazione dell’arte nell’ambiente per migliorare l’esperienza umana e stimolare il dialogo culturale. La filosofia emerge come tematica chiave nel modo in cui gli articoli affrontano questioni di etica e scopo nell’architettura. Riflettendo sul modo in cui gli spazi suggestionino la vita delle persone, gli scritti invitano a considerare l’architettura non solo sfondo fisico dell’esistenza umana, ma medium attraverso il quale esplorare concetti filosofici di spazio, tempo, comunità e individualità. Infine, la sostenibilità è una “preoccupazione” centrale che percorre l’intera raccolta, con una particolare attenzione all’impatto ambientale dell’architettura e alla sua capacità di rispondere alle sfide ecologiche del nostro tempo. Gli articoli trattano la necessità di progettare con consapevolezza ecologica, promuovendo approcci che considerino l’efficienza energetica, l’utilizzo di materiali sostenibili e la creazione di spazi che favoriscano il benessere umano e la conservazione dell’ambiente.
ARCHITETTURA SOCIALE” invita a riflessioni critiche sull’architettura, non solo come pratica tecnica ma come forma d’arte intrinsecamente legata al tessuto sociale in cui si inserisce, sottolineando l’importanza dell’etica e della responsabilità sociale nell’ambito progettuale e si si rivela, pertanto, un’opera di notevole valore per studiosi, studenti e appassionati di architettura e discipline correlate, nonché per un pubblico più ampio, interessato a comprendere le profonde connessioni tra spazio, società e cultura.

 

 

 

L’Italia ricostruita

 

 

Recensione de

L’idea di ricostruzione. Gli anni della prepolitica 1941-1945
di Stefano Baietti

 

di Riccardo Piroddi

 

 

L’idea di ricostruzione. Gli anni della prepolitica 1941-1945 – L’impegno di Alcide De Gasperi e Sergio Paronetto per la costruzione della nuova democrazia italiana e la formazione politica dei cattolici”, opera in quattro volumi (2230 pp.) di Stefano Baietti, pubblicata, nel marzo 2024, per i tipi di Eurilink University Press, costituisce una approfondita ricerca, a livelli molteplici, su quella fase cruciale della storia d’Italia, caratterizzata da un intenso lavoro preparatorio, che gettò le basi per la nascita della Repubblica Italiana. Tale periodo, detto della “prepolitica”, coprì gli anni dal 1941 al 1945, di cui furono protagonisti Alcide De Gasperi e Sergio Paronetto, e il loro fondamentale ruolo nel definire i contorni ideologici e programmatici che avrebbero ispirato la successiva azione politica e governativa nell’Italia post-bellica. Il concetto di prepolitica contemplava l’idea che, prima dell’azione politica concreta, dovesse esserci uno stadio di riflessione profonda sui valori, sugli ideali e sugli obiettivi comuni che si prospettasse di raggiungere, e si rivelò centrale nella teoresi di Paronetto e influente nelle strategie politiche di De Gasperi, una sorta di “maieutica” politica, che preparasse il terreno affinché l’azione politica fosse poi realmente efficace e tendente al bene comune.
Il pensiero di Paronetto e di De Gasperi poneva al centro la persona umana, con i suoi diritti inalienabili, e l’importanza della comunità come spazio di relazione e solidarietà. Questo approccio filosofico alla politica si proponeva di superare le divisioni e le contrapposizioni, promuovendo una società più equa e inclusiva. Sergio Paronetto, con il suo acume intellettuale, delineò i principi di una scienza prepolitica che avrebbe influenzato profondamente il susseguente corso della politica italiana. La sua capacità di anticipare temi come l’integrazione europea, il ruolo dello Stato nell’economia e l’importanza della giustizia sociale lo resero una figura profetica. Alcide De Gasperi, statista e uomo politico di straordinaria lungimiranza, fu in grado di trasformare i principi della prepolitica in un progetto politico concreto. La sua leadership, nel difficile contesto nazionale e sovranazionale del secondo dopoguerra, contribuì a stabilire le fondamenta della Repubblica Italiana come una democrazia solida, orientata verso l’integrazione internazionale e il progresso economico-sociale.
L’impegno e l’azione di De Gasperi e Paronetto rappresentarono un richiamo all’importanza dell’integrità morale e del servizio nella vita politica, tanto che la loro eredità, ancora oggi, spinge a considerare la politica non solo quale mezzo per la gestione del potere, ma un vero e proprio strumento di promozione del progresso umano, basato sui valori di libertà e solidarietà. In un’epoca di crescenti sfide globali e di polarizzazione politica, il loro esempio rimane una bussola per indirizzare la pratica politica verso il benessere collettivo, ricordando che il futuro di una nazione si costruisce sulla base di principi etici solidi e di un impegno intransigente per la giustizia e per la pace.
L’Autore, pertanto, attraverso una dettagliata analisi storica e della temperie culturale di quel tempo, traccia il processo di elaborazione di una nuova visione politica, economica e sociale per l’Italia, segnata dagli eventi della Seconda guerra mondiale e dall’occupazione nazifascista. In tali frangenti, De Gasperi e Paronetto lavorarono per forgiare una concezione di democrazia che includesse una forte componente sociale e cristiana, contribuendo, tra l’altro, a modellare il soggetto politico che sarebbe diventato il partito della Democrazia Cristiana e a influenzare significativamente la futura Costituzione italiana.
L’opera approfondisce altresì gli apporti di altre personalità e movimenti, coinvolti in quel processo di trasformazione, delineando la rete di relazioni, le discussioni intellettuali e i dibattiti che caratterizzarono momenti di intensa attività prepolitica, non limitandosi alla sola dimensione politica e ideologica, ma esplorando pure gli aspetti economici, sociali e culturali, ed evidenziando l’interconnessione tra codesti diversi piani nella costruzione del nuovo Stato italiano. I quattro volumi pongono inoltre in luce l’importanza della collaborazione e del dialogo tra le diverse correnti di pensiero dei cattolici, dei socialisti, dei liberali e dei comunisti, nel tentativo di superare le divisioni preesistenti e costruire, così, un progetto comune di nazione.
L’Autore marca anche una rappresentazione molto particolareggiata dei rapporti tra De Gasperi, Paronetto e la Chiesa Cattolica, rilevando come questi abbiano condizionato la formazione della nuova democrazia italiana e la politica dei cattolici nel secondo dopoguerra. De Gasperi e Paronetto, pur mantenendo una certa autonomia intellettuale, erano profondamente legati alle posizioni della Chiesa e ai suoi insegnamenti sociali, su tutti, quelli espressi nelle encicliche di Pio XII, che affrontavano questioni di pace, giustizia e diritti umani. Papa Pacelli, con la sua attenzione ai problemi del tempo e l’apertura verso tematiche sociali ed economiche, divenne punto di riferimento morale e spirituale per l’orientamento intellettuale di Paronetto e per l’azione politica di De Gasperi e. La Dottrina Sociale della Chiesa, inoltre, giocò un ruolo fondamentale nel direzionare la teoria e la prassi politica dei due. Entrambi erano profondamente influenzati dai principi di solidarietà, bene comune e dignità della persona. Tali idee, al centro dell’insegnamento cattolico, li guidarono nel cercare soluzioni ai problemi sociali ed economici dell’Italia del secondo dopoguerra, promuovendo riforme che miravano alla giustizia sociale e al miglioramento delle condizioni di vita del popolo italiano. Il rapporto tra De Gasperi e la Chiesa Cattolica, però, non fu privo di tensioni e sfide. Lo statista, pur essendo un cattolico devoto, sosteneva una visione aperta e inclusiva della politica, cercando di costruire ponti con le altre forze politiche e sociali, anche al di fuori dell’ambito cattolico. Ciò, talvolta, lo pose in contrasto con settori più conservatori della Chiesa, ma la sua capacità di bilanciare i convincimenti cattolici con le esigenze della politica democratica e pluralista fu sostanziale per la stabilità e la crescita dell’Italia post-bellica. Paronetto, invece, pur essendo meno esposto pubblicamente rispetto a De Gasperi, operò influentemente dietro le quinte, contribuendo a definire l’approccio cattolico alla politica e all’economia. I suoi principi erano profondamente radicati nella fede cattolica e nella convinzione che la sua morale dovesse condizionare la vita pubblica e le decisioni economiche. I rapporti tra De Gasperi, Paronetto e la Chiesa Cattolica rivelarono la complessità e la profondità del loro impegno per un’Italia democratica, radicata nei valori cristiani ma aperta al dialogo e alla collaborazione con tutte le componenti della società, dimostrando l’importanza di una prassi politica che sapesse integrare fede e ragione, valori etici e pragmatismo politico, nel continuo sforzo di costruire una società più giusta e solidale.
L’Autore, lungo tutte le pagine del suo imponente lavoro, riesce a trasformare la narrazione storica in un racconto avvincente, dove i protagonisti, il loro pensiero e le loro azioni sono presentati con una vivacità che cattura l’attenzione del lettore. Questo criterio narrativo rende la lettura stimolante, persino quando si affrontano concetti complessi, dettagli storici o i documenti riportati soprattutto nel terzo volume. La capacità di approfondire gli argomenti, analizzando le implicazioni storiche e filosofiche delle azioni di Paronetto e De Gasperi, arricchisce significativamente il testo, offrendo un quadro olistico degli anni della prepolitica. La scrittura evoca un senso di empatia e prossimità con i due protagonisti, tratteggiandone le personalità, le speranze e le sfide, e muovendo il lettore ad avvicinarvisi emotivamente, per comprenderne non solo le idee ma anche il contesto umano e personale in cui queste si svilupparono. La capacità dell’Autore di combinare il rigore analitico con una esposizione largamente accessibile, consegna un’opera che è, al tempo stesso, una fonte di conoscenza e un invito alla riflessione sulle radici e sui valori della democrazia italiana. La sua scrittura diventa, così, un ponte tra passato e presente, invitando a meditate considerazioni sul significato dell’impegno politico e civile nella costruzione del futuro.

 

 

 

Scientifica “curiositas

 

Recensione di Zitto e calcola! – Corso introduttivo di Meccanica Quantistica per studenti principianti ma curiosi…, di Antonio Ereditato

 

di Riccardo Piroddi

 

 

Zitto e calcola! – Corso introduttivo di Meccanica Quantistica per studenti principianti ma curiosi…”, Eurilink University Press, 2023, di Antonio Ereditato, fisico, già direttore del Laboratorio di Fisica delle Alte Energie dell’Università di Berna, Visiting Professor alla Yale University, attualmente Research Professor all’Università di Chicago e noto divulgatore scientifico, raccoglie le lezioni che l’Autore ha tenuto al Centro di ricerche Biogem nel 2022.
Il volume si presenta immediatamente come una risorsa preziosa per introdurre gli studenti alla complessa e affascinante disciplina della meccanica quantistica. L’Autore tenta, innanzi tutto, di colmare il divario tra la percezione pubblica della fisica quantistica, come argomento esclusivamente accademico, e la sua applicabilità e rilevanza nella vita quotidiana e nella cultura contemporanea. Sottolineando l’importanza di una visione integrata del sapere, il testo invita a una riflessione più ampia sull’educazione e sullo sviluppo del pensiero critico, introducendo la meccanica quantistica non solo come campo di studio ma anche come ponte tra diverse aree del sapere, evidenziando il rilievo di questa disciplina nel superare la divisione tra le “due culture”, quella scientifica e quella umanistica, riportando, quindi, l’esigenza di una maggiore integrazione dei saperi. Il volume si sviluppa attraverso capitoli che coprono l’evoluzione della fisica classica fino all’emergere della meccanica quantistica, rilevando come questa disciplina abbia superato i limiti delle teorie precedenti e affrontato fenomeni fino ad allora inspiegabili. Prosegue poi con la trattazione che parte dalle basi della fisica classica, spiegando come questa sia stata progressivamente messa in discussione dalle scoperte scientifiche dei primi del Novecento, che hanno poi portato allo sviluppo della teoria quantistica. Ogni capitolo è strutturato per facilitare la comprensione dei concetti fondamentali della meccanica quantistica, come l’indeterminazione, la sovrapposizione di stati e il dualismo onda-particella, illustrando come questi principi abbiano rivoluzionato il nostro modo di comprendere l’universo a livello microscopico. Attraverso esempi concreti e analogie, il testo mira a rendere i concetti accessibili anche a chi non possiede una formazione specifica in fisica. Il volume, poi, presenta gli esperimenti fondamentali che hanno segnato la nascita e lo sviluppo della meccanica quantistica, come l’esperimento della doppia fenditura e il paradosso del gatto di Schrödinger, ricorrendo spesso all’uso di metafore e analogie per spiegare la natura non intuitiva di fenomeni come, ad esempio, l’entanglement quantistico. Il volume, quindi, rappresenta un valido strumento didattico per insegnanti e studenti, ma anche una lettura stimolante per chiunque sia interessato a esplorare le implicazioni filosofiche e culturali della scienza moderna, con un approccio che valorizza la curiosità e l’interdisciplinarietà. Lo stile di Ereditato si distingue per essere, al contempo, informativo e coinvolgente, utilizzando un linguaggio chiaro e accessibile, che mira a demistificare la complessità della meccanica quantistica, rendendo concetti scientifici profondi, e talvolta controintuitivi, non solo comprensibili ma anche affascinanti per un pubblico vasto, senza sacrificare l’accuratezza scientifica, stimolando, così, curiosità e apprezzamento per la scienza.

 

 

 

L’alternativa alla risoluzione giudiziale: la mediazione

 

 

Recensione di “I CONSULENTI IN ADR: PROFESSIONISTI
CON UNA MARCIA IN PIÙ
, a cura di Massimiliano Ferrari

 

di Riccardo Piroddi

 

 

Il volume collettaneo, “I CONSULENTI IN ADR: PROFESSIONISTI CON UNA MARCIA IN PIÙ – Tutto ciò che si può fare e sapere per unire alla professione anche le competenze trasversali”, curato da Massimiliano Ferrari, esperto di mediazione e fondatore della Community “Medianos”, pubblicato, nel 2023, da Eurilink University Press, offre una panoramica dettagliata sul ruolo cruciale che i consulenti in Alternative Dispute Resolution (ADR) svolgono nella gestione dei conflitti, mostrando una gamma di competenze, tecniche e filosofie nel vasto settore dell’ADR e proponendosi come guida indispensabile per professionisti e studiosi interessati ad approfondire il tema della mediazione e della negoziazione quali strumenti alternativi alla risoluzione giudiziale dei conflitti.
L’introduzione di Ferrari sottolinea l’importanza della mediazione nel contesto dei conflitti, presentandola come un’opportunità per trasformare le divergenze in fonti di crescita personale e professionale. Il concetto di conflitto viene rielaborato, passando da una visione negativa a una prospettiva in cui il conflitto stesso diventa motore di sviluppo e di opportunità inedite. Il testo, attraverso i vari contributi, esamina il ruolo del consulente in ADR, evidenziando come questo professionista agisca da mediatore tra le parti in conflitto, guidandole verso una risoluzione consensuale che tenga conto degli interessi di tutti. Approfondisce, inoltre, le tecniche e le competenze necessarie a un efficace consulente ADR, dal problem solving alla comunicazione nonviolenta, passando per l’empatia e l’intelligenza emotiva, fondamentali per comprendere e gestire le dinamiche interpersonali in ballo nei conflitti.
Interessante è la sezione dedicata alla Community “Medianos”, descritta come una rete di professionisti che condividono l’obiettivo di promuovere una cultura della mediazione. Questa comunità rappresenta un esempio concreto di come la condivisione di conoscenze ed esperienze tra professionisti di diversi settori possa arricchire l’approccio alla risoluzione dei conflitti, favorendo l’adozione di strategie innovative e collaborative. Alla Community è legato il gioco “Medianos – The Board Game”, nato da un’idea di Massimiliano Ferrari, un’iniziativa innovativa che mira a diffondere la conoscenza e l’applicazione dei principi della mediazione attraverso un formato ludico e interattivo. Si tratta di un gioco da tavolo educativo, concepito per insegnare ai partecipanti le competenze di base e le strategie della mediazione in contesti conflittuali. L’obiettivo del gioco è doppio: da un lato, fornire agli utenti un modo divertente e coinvolgente per comprendere i processi di mediazione e negoziazione, e, dall’altro, promuovere la cultura della risoluzione dei conflitti in modo costruttivo e non competitivo. Attraverso scenari simulati, sfide e problem solving collaborativo, i giocatori sono guidati a esplorare varie tecniche di comunicazione, empatia, ascolto attivo e negoziazione, applicandole in situazioni ludiche che riflettono conflitti reali. Incorporando elementi di gioco serio (serious game), “Medianos – The Board Game” si propone come mezzo formativo e di team building utile tanto nel contesto educativo quanto in quello professionale, aiutando individui e gruppi a migliorare le proprie abilità interpersonali, la comprensione reciproca e la capacità di gestire divergenze e disaccordi in modo efficace.
Il volume si distingue altresì per l’approccio multidisciplinare alla materia, integrando teorie della comunicazione, psicologia e diritto, e si propone come contributo significativo al dibattito sulla necessità di un cambiamento culturale nella gestione dei conflitti. Attraverso un linguaggio chiaro e accessibile, i contributi di Ferrari e degli altri autori forniscono, quindi, attrezzi pratici e riflessioni teoriche che possono essere di grande utilità non solo per i consulenti in ADR, ma per chiunque sia interessato a migliorare le proprie capacità di gestione dei conflitti, sia nel contesto professionale che personale. Pertanto, è una lettura raccomandata a quanti cercano una comprensione approfondita del valore aggiunto che le competenze trasversali in ADR possono portare nella risoluzione dei conflitti, promuovendo, al tempo stesso, un approccio che valorizzi il dialogo, l’ascolto e la comprensione reciproca come mezzi fondamentali per costruire relazioni più solide e durature.

 

 

“I am the Dreamer and you are the dreamed”

 

Recensione

del bestseller The School for Gods di Elio D’Anna

di Riccardo Piroddi

 

 

Il volume The School for Gods, European School of Economics, 2022, di Elio D’Anna,  rappresenta, innanzitutto, un viaggio. Il viaggio del suo Autore che dura da una vita. “La propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose”, scrisse Henry Miller. Quanto è vera questa frase, e quanto è assolutamente vera se riferita a quest’opera, perché ciò che essa offre al lettore non è una meta, seppure ideale e da perseguire, ma, appunto, un nuovo modo di vedere le cose.
This book is a map and an escape plan”, recita l’Autore nell’introduzione. Un intento sic et simpliciter partecipato a quanti intraprendono il viaggio insieme con lui. Una mappa, certo, perché è sempre bene avere chiaro il percorso da seguire, e un piano di fuga, perché, talvolta, si rende necessario fuggire, non già per pavidità o inadeguatezza, ma per poter osservare la realtà da una prospettiva diversa. Come la monade leibniziana, la mente si rappresenta il medesimo universo sotto un aspetto proprio e con una prospettiva particolare. “E così come una medesima città, se guardata da punti di vista differenti, appare sempre diversa ed è come moltiplicata prospetticamente, allo stesso modo, per via della moltitudine infinita delle sostanze semplici, ci sono come altrettanti universi differenti, i quali tuttavia sono soltanto le prospettive di un unico universo secondo il differente punto di vista di ciascuna monade”, scrisse Leibniz nella Monadologia. Questo volume dona, altresì, una prospettiva diversa da cui guardare la realtà.
Una nuova kantiana “estetica trascendentale”, che va, però, ben oltre i processi conoscitivi, è tracciata in questo vademecum per poter affrontare e dominare il reale. Un’estetica che è fondamento di un nuovo pensiero, un pensiero che travalica l’ordinario e si libra verso la straordinarietà. Un folle volo, come quello dell’Ulisse dantesco, il quale naviga oltre le Colonne d’Ercole e varca, con l’animo pieno di audacia e per seguir virtute e canoscenza, il limite imposto da Dio alla conoscenza umana. Ecco, l’Ulisse dantesco è il personaggio princeps, l’idealtipo weberiano di questo Bildungsroman, “romanzo di formazione”. Determinato, ambizioso, conscio della propria potenza, pronto a realizzare i propri desideri. Ma, prima di tutto, sognatore.
I am the Dreamer, he said.I am the Dreamer and you are the dreamed. An instant of sincerity, a crack in the wall of your lies, like a flash of lightning, allowed you to see Me”, si legge nelle primissime pagine. Chi è questo Dreamer, che si palesa in modo così strano, a tratti inquietante, ma del tutto affascinante? Qual è il suo messaggio? Cosa prospetta, cosa delinea e, soprattutto, chi è il dreamed a cui rivolge i propri insegnamenti per plasmare demiurgicamente i leader del futuro, i “filosofi d’azione”? Al lettore la scoperta.
Una scoperta per gradi, come quelli di una scala, perché il volume porta ad ascendere la scala che conduce alla realizzazione di sé. Come non pensare, allora, a un precedente letterario illustrissimo, il Libro della Scala (Kitāb al-Miʽrāǵ), testo escatologico arabo-spagnolo del XIII secolo d.C., che, sviluppando un celebre passo del Corano, racconta la storia del viaggio che Maometto compie nell’aldilà, guidato dall’angelo Gabriele. Salito al Paradiso, attraverso una scala lucente, il profeta supera otto cieli e arriva a Dio, che gli affida il Libro Sacro. Dopo la catabasi alle sette terre infernali, ritorna sulla Terra e rivela ai meccani la sua visione.
Io vi vedo anche ciò in The School for Gods: ascesa, visione, realizzazione, come la triade dialettica hegeliana “Tesi-Antitesi-Sintesi” che ordina il divenire della realtà. E, allora, mi domando: è il Libro della Scala a essere moderno o The School for Gods a essere antico e a rifarsi a modelli antichi? È l’anonimo autore musulmano duecentesco a proporre una visione del futuro o Elio D’Anna a fornire il ritratto di un passato mitico? Né l’una, né l’altra. Entrambe le istanze si fondono. Sono sinolo aristotelico di materia e forma. Passato e futuro che, con i loro portati, concorrono a formare la realtà, la nuova realtà. “Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato”, scrisse Nietzsche.
Un libro è indubbiamente un oggetto materiale ma, guardato da un’altra prospettiva, diviene l’oggetto spirituale par excellence, perché in ogni libro vi è anche, e soprattutto, l’anima del suo autore, l’auctor, che nella lingua latina deriva dal verbo augēre (accrescere, rafforzare, incoraggiare). Un oggetto spirituale, il libro, che apre ad altri mondi, ad altre dimensioni. Vi è un a battuta, in un film che vidi per la prima volta quando ero poco più che bambino, I predatori dell’arca perduta, di George Lucas e Steven Spielberg, dove l’Arca dell’Alleanza, il manufatto più sacro degli israeliti, viene definita quale “ricetrasmittente capace di mettere in comunicazione con Dio”. Ecco, questo libro-arca mette in comunicazione con gli dèi e tra gli dèì, i Gods del titolo.
E, allora, ripartiamo dall’inizio. Dal God-Dreamer e dai Gods della School. Dio, discepoli, dèi. Chi è, dunque, il God-Dreamer, chi i discepoli, chi gli dèi? E quali sono i rapporti che intercorrono tra loro? Chiamo in aiuto Friedrich Leopold von Hardenberg, meglio noto con lo pseudonimo di Novalis, poeta, teologo e filosofo, eminente rappresentante del Romanticismo tedesco, il quale ne I discepoli di Sais scrisse: “«Io sono tutto ciò che fu, ciò che è e ciò che sarà e nessun mortale ha ancor osato sollevare il mio velo». Ma un discepolo di Sais ebbe l’ardire di sollevare il velo della dea: Ebbene, che vide? Vide – meraviglia delle meraviglie – se stesso”.
Credo che queste parole di Novalis possano rappresentare una giusta chiave interpretativa del libro The School for Gods, così come dell’esperienza di vita e della visione del suo Autore.

 

 

 

Dafne, dove sei?

 

di

Riccardo Piroddi

 

 

Dafne, delicata come la naiade figlia di Ladone e Creusa, amata dal dio Apollo, che respinge fuggendo via e, inseguita da questi, supplica gli dei e viene tramutata nella pianta d’alloro, le cui foglie, intrecciate in corona, avrebbero poi adornato il capo dei vincitori in gare atletiche, poetiche e militari.
Dafne, malinconica come madonna Fiammetta della omonima elegia di Giovanni Boccaccio, primo romanzo psicologico della letteratura italiana, narratrice in prima persona e protagonista di una storia che racconta la sua storia.
Dafne, dolce come Jenny, quella cantata da Paolo Morelli e gli Alunni del Sole nel brano del 1974 che porta il suo nome, “Jenny era la mente mia/ era dentro le foglie, nel vento/ dentro l’acqua, nel sole sui monti/ e anch’io, io le dormivo dentro”.
Dafne, sensuale come Angelica dell’ariostesco Orlando furioso, che fa innamorare di sé tutto l’esercito cristiano e impazzire d’amore l’eroe eponimo, ma anche risoluta, che alla fine sceglie di amare l’umile paggio Medoro.
Dafne, affamata come Foscarina del dannunziano Il Fuoco, protagonista, con Stelio Effrena, di appassionati amplessi vissuti nella consapevolezza di star creando arte.
Dafne, donna!
Quante Dafne ho incontrato e vissuto nella mia vita! Sì, perché la principale caratteristica della protagonista di questo romanzo di Laura Di Vincenzo (Linea sottile – Il sogno di Dafne, ErosCultura, 2015) è proprio che ella racchiude in sé una sorta di archetipo femminile contemporaneo, che da particolare diventa universale, da immanente diventa trascendente. La Dafne dell’autrice è una donna di oggi, una donna come tante, oggi. Una donna che vive la propria esperienza di vita nella sua unicità, una donna che non può mai essere d’altri ma solamente di se stessa e di questa sua meravigliosa unicità. “L’unica forza che ci permette di risalire dagli abissi è dentro di noi, da essa si trae l’energia che serve. Ognuno di noi deve avere cura della propria anima, nessun altro può farlo per noi”. Quanto è attuale, ma, allo stesso tempo, assoluto, questo pensiero per le donne!
L’autrice presenta la sua Dafne in una sorta di chiaroscuro caravaggesco, secondo l’abilissimo uso di luce e ombra proprio del Merisi. E, infatti, la protagonista si staglia nelle pagine del romanzo illuminata in tutte le sue sfumature di luce, di passione, di voluttà e di erotismo, su uno sfondo quasi buio, la cornice di eventi rapidissimamente appena tratteggiata dall’autrice, proprio per raccogliere l’attenzione del lettore sulla protagonista. Un esercizio di stile di grandissimo impatto narrativo!
Dafne come la Danae di Artemisia Gentileschi, pittrice di scuola caravaggesca. Non cito a caso questo dipinto dell’artista romana seicentesca. Zeus si trasforma in pioggia d’oro per congiungersi con Danae, la bellissima principessa di Argo rinchiusa in una stanza di bronzo dal padre, a cui l’Oracolo di Delfi ha predetto la morte per mano del nipote. La forte carica sensuale di Dafne, descritta dall’autrice con pennellate a volte delicate, a volte più incisive, come quella della Danae gentileschiana, assume accenti erotici che non sono vòlti a compiacere la pruderie dei lettori. La sua nudità, prima spirituale e poi materiale, lascia contemplare il corpo dalle esuberanti e tornite forme e l’anima prossima all’acme del piacere attraverso quello carnale. Nel buio della stanza, dietro il letto in cui Danae consuma il suo simbolico congiungimento con Zeus, è ritratta un’ancella, che si disinteressa completamente a quanto sta accadendo alla sua padrona, intenta com’è ad approfittare della pioggia di monete d’oro, raccogliendone quante più possibile nei lembi rialzati della veste. Non ciò che capita al lettore del romanzo, il quale, invece, dal suo canto nell’ombra, osserva affascinato Dafne e i suoi amplessi amorosi.
Ho finalmente esplorato le terre a me ignote, le mie spaccature e decretato la fine della carestia, non prigioniera del mio mondo, di quelle onde silenti spente su moli lontani dalla mia vista. Ora la brezza del piacere ha accarezzato la mia carne abbracciando la mia riva”.
Dafne sogna? Ha vissuto e vive realmente quanto racconta? Non è chiaro ed è giusto che sia così!
Il mio è un cuore affamato, avvolto dalle fiamme di un ardente fuoco che divampa nell’afflato inquieto della mia anima che ignaro taglia in due il cielo, è un cuore fluttuante tra le spire tempestose di desideri inappagati. In questo viaggio si sono alternate realtà e voli illusori cestiti da volti che hanno brillato come bagliori di un lampo remoto nel cielo, giusto un istante nell’angolo blu della notte per poi dileguarsi nella volta infinita”.

Dafne, dove sei?

 

 

 

Mafia e lotta alla mafia dal passato al futuro

 

 

Recensione di “Da Corleone alla rete silente”,
di Romano Benini, Vincenzo Scotti, Silvia Sticca
e Giovanni Tartaglia Polcini

 

di Riccardo Piroddi

 

 

Da Corleone alla rete silente”, Eurilink University Press, 2022, opera collettiva di grande rilievo, propone una panoramica approfondita e articolata sulla mafia, sulla sua evoluzione e sulla risposta dello Stato e della società civile al fenomeno. Scritto da Romano Benini, Vincenzo Scotti, Silvia Sticca e Giovanni Tartaglia Polcini, si presenta quale indagine multidisciplinare, che attraversa vari aspetti della mafia e della lotta alla criminalità organizzata.
Il volume si articola in tre parti principali. La prima sezione, intitolata “La testimonianza”, è incentrata sulle riflessioni di Vincenzo Scotti e Romano Benini, che condividono le proprie esperienze dirette nella lotta a Cosa Nostra. Questa parte offre un resoconto vivido e personale, mettendo in luce la complessità e le sfide incontrate da chi si è trovato in prima linea in questo scontro. La seconda sezione, “La mafia contemporanea”, curata da Benini, Sticca e Tartaglia Polcini, si addentra nell’esame della struttura, delle strategie e delle trasformazioni della mafia nel tempo. Gli autori esplorano come la criminalità organizzata abbia saputo adattarsi e prosperare, anche grazie all’impiego delle nuove tecnologie e alla globalizzazione dei propri interessi. Nella terza e ultima parte, “La nuova sfida criminale agli Stati”, gli stessi autori approfondiscono le risposte degli Stati e delle istituzioni internazionali alla minaccia mafiosa. Questa sezione è particolarmente interessante per comprendere le politiche, le strategie e le leggi messe in campo al fine di contrastare un fenomeno tanto complesso e radicato.
L’analisi storica della mafia presentata nel libro copre un arco temporale estremamente ampio, partendo dalle sue origini in Sicilia per arrivare ai giorni nostri. Attraverso la narrazione di eventi chiave, come i maxi processi e le stragi di Capaci e via D’Amelio, gli autori tracciano il percorso di metamorfosi della mafia da organizzazione prettamente territoriale a fenomeno globale. Il passaggio dall’omicidio del generale Dalla Chiesa alle strategie di contrasto introdotte negli anni ‘90 viene riportato dettagliatamente, mostrando come momenti storici determinanti abbiano segnato svolte nella percezione e nella lotta alla criminalità organizzata. Il volume affronta con coraggio anche la questione delle intersezioni tra mafia e politica, esplorando come, nel corso degli anni, le dinamiche di potere abbiano influito sulla lotta contro la criminalità organizzata. Vengono messi in luce episodi di collusione e contrasto, dimostrando che il rapporto tra Stato e mafia sia stato a volte contraddittorio, con momenti di forte opposizione e fasi di tacita accettazione. In quest’ambito, Vincenzo Scotti, da ex ministro dell’Interno, fornisce preziose testimonianze e riflessioni sulle scelte politiche, le strategie adottate e le sfide intraprese nel tentativo di erodere il potere mafioso. Una delle parti più innovatrici del libro riguarda il vaglio dell’impatto economico della mafia, sia a livello locale sia in una prospettiva globale. Viene approfondito il suo ruolo nell’economia legale e illegale, esaminando come le attività di riciclaggio, il controllo degli appalti pubblici e l’infiltrazione nel tessuto imprenditoriale abbiano permesso alle organizzazioni criminali di accumulare potere e risorse finanziarie. Gli autori discutono altresì delle sfide poste dalla digitalizzazione e dalla globalizzazione, che hanno aperto nuove frontiere per le attività illecite, complicando ulteriormente gli sforzi di contrasto.
Da Corleone alla rete silente” si distingue per l’approccio interdisciplinare e per la ricchezza di spunti di riflessione. La combinazione delle esperienze personali con l’analisi teorica rende il testo un contributo eccellente non solo per gli addetti ai lavori ma anche per un pubblico più ampio, interessato a comprendere le dinamiche della mafia e della lotta a questo terribile fenomeno. L’opera costituisce, quindi, una lettura essenziale per chiunque desideri approfondire la conoscenza della mafia e delle strategie più efficaci per contrastarla. La diversità delle prospettive e l’approccio multidisciplinare consegnano un quadro completo e dettagliato, che contribuisce alla comprensione più profonda di uno dei problemi più gravi e persistenti della società contemporanea, arricchendo la letteratura sul tema e stimolando riflessioni critiche sulla necessità di strategie innovative e integrate per combattere la mafia nel XXI secolo.

 

 

Pandemia e Università: una sfida per il futuro

 

di

Riccardo Piroddi

 

 

Nella premessa alla raccolta di interventi, intitolata “Dal lockdown le sfide all’Università”, pubblicata da Eurilink University Press a luglio 2020, Vincenzo Scotti affronta il complesso tema delle criticità, per l’Università, che si sono fortemente acuite a causa dalla pandemia da Covid-19. Criticità che, comunque, affliggono le istituzioni universitarie da ormai trent’anni e alle quali non è stato ancora posto rimedio, nonostante gli impegni assunti, in tre decenni, dai partiti, dai governi e dai ministri pro- tempore. In questa preziosa silloge, docenti universitari ed esperti di alto profilo hanno recato riflessioni, non limitando l’analisi alle proprie appartenenze disciplinari, ma analizzando i nodi che caratterizzano l’intero universo universitario italiano. Tali riflessioni hanno riguardato tutti gli aspetti del sistema: l’unità del progetto formativo e le specifiche missioni della scuola e dell’Università, la ricerca, l’innovazione, la sperimentazione, la domanda di specifiche professioni e di classe dirigente, fino all’esigenza di percorsi formativi uniformati, per coerenza di impostazione, con quelli degli altri paesi europei. Le riflessioni tengono conto dell’intera “filiera” dell’educazione e della formazione, non separando l’unità del percorso, indicano alcune urgenze per uscire dalla confusione che l’Università si trascina ormai da anni e, non da ultimo, pongono la “questione centrale” del valore dei titoli accademici. L’Università rappresenta, senza dubbio, il punto di arrivo di un processo di educazione-formazione “istituzionale” e deve essere il luogo formativo per eccellenza, nello spirito del dialogo-confronto tra cultura umanistica, cultura scientifica, ruolo delle pubbliche istituzioni, mondo del lavoro, professioni, imprese, sistema economico- produttivo e ordine sociale. Appare evidente come, specie dopo il cataclisma pandemico, l’epoca in cui viviamo e nella quale dovremo vivere richieda interventi e riforme, che non nascano dai soliti compromessi tra interessi diversi, ma, soprattutto, portino al conseguimento, per l’Università, della piena autonomia, mediante il reperimento di risorse adeguate per l’innovazione e la sperimentazione, con l’obiettivo della formazione di professionalità in grado di affrontare le nuove sfide dei cambiamenti politico-istituzionali, tecnologici-digitali, culturali ed economici-sociali. Oggi è più che manifesta la necessità dell’acquisizione, per gli studenti, di conoscenze e di competenze in ambiti particolari, ma, allo stesso tempo, senza rinunziare ad una “formazione alla vita”, aperta a interrelate dinamiche storiche e sociali, peraltro in rapito cambiamento, a presidio della stessa salvaguardia delle istituzioni democratiche, sempre più minacciate. Bisogna affermare, alto e forte, come la cosiddetta sfida del digitale e delle tecnologie possa migliorare l’attività universitaria, ma non sostituire il rapporto “in presenza” tra docenti e studenti. Il “Campus 4.0”, con le Università che, a causa del Covid-19, sono state “gettate”, da un giorno all’altro, nel mare della rete, costrette, per non chiudere, a usare tutte le tecnologie possibili per svolgere lezioni, esami, sedute di laurea e ogni altra attività, può diventare un’esperienza utilissima, ancorché improvvisata, per disegnare il futuro dei sistemi formativi, ma non deve essere utilizzata come la panacea di tutti i mali universitari. Si impone, quindi, un ripensamento collettivo, non limitato agli ambiti accademici, sulle nuove modalità di trasmissione del sapere, alla luce degli eventi intervenuti e delle nuove tecnologie disponibili. Questo testo ha il merito, non trascurabile, di aver introdotto quel ripensamento, stimolando il confronto pubblico, quasi come una sorta di programma-memorandum sulle questioni fondamentali e sulle priorità da affrontare, non domani o dopodomani, ma da subito! Si presta, inoltre, come un interessante esercizio di autonomia, da parte dei contributori, utile a chi voglia percorrere strade nuove e progettuali, di cui l’Università ha fortemente bisogno. Una Università completamente immersa nei processi storici, soggetto nella società e non monade isolata e separata dal resto, che utilizzi, con creatività, tutti gli strumenti della modernità e si ponga come motore di una nuova alleanza per affrontare le complessità del presente e del futuro. Una università che sappia ricongiungere quanto è stato, nel corso degli anni, disperso, soprattutto, nel rapporto tra sapere e potere, tra sapere e lavoro, tra sapere e impresa, quest’ultimo inteso come fondamento per lo sviluppo economico, in un’ottica di sostenibilità ambientale e di risparmio energetico.