Archivio mensile:Settembre 2015

Dèi

 

Ognuno di noi marcia avvinghiato ai propri demoni. Ci illudiamo di volerli sconfiggere, abbattere, invece seguitiamo a ospitarli, accudirli, a costruire templi deputati al loro culto diuturno. Perché sono le mostruosità a restarci incollate ai piedi, i liquami a darci il senso e la misura di noi. Che ci piaccia o no, imploriamo Dio affinché questo fango sia perpetuo, anzi gonfi. Fino a sommergerci. Amiamo le manette che ci hanno messo ai polsi, il cerchio di ferro al collo, la palla d’acciaio alla caviglia. Invochiamo la libertà ma se per errore ci viene concessa finiamo col costruire nuove prigioni, nuove celle, nuovi demoni, nuovi dèi.

Patrick Gentile

 

lucifero-franz-von-stuckFranz von Stuck, Lucifero (1889-1890), Sofia, The National Gallery for Foreign Art

 

Deviazioni

 

Ciascuno di noi in fondo è un po’ sadomasochista. Chi più, chi meno. È inevitabile, è tratto precipuo delle nostre umane deviazioni verso l’impervio. Verso il torbido, il palustre. Come può eccitare alla lunga ciò che sta sempre esposto in vetrina? Quanto davvero potrà saziare la nostra fame? In ognuno di noi coesistono la muta Ada McGrath e il selvatico māori George Baines. Anche il maschio più ispido e bellicoso potrebbe sorprendentemente inchinarsi d’un tratto allo scudiscio dell’altrui potere. E godere come non avrebbe mai neanche lontanamente immaginato. Se solo le persone fossero più animali. E meno marionette.

Patrick Gentile

 

Farmacovigilanza

 

 

Ce lo chiede l’Europa – Che andasse al diavolo l’Europa!!!

 

Che andasse al diavolo questa Europa!!! Che andassero al diavolo quanti ancora credono in una unione, solidale, di popoli e di intenti!!! Che andassero al diavolo quelli che anni fa mi chiamavano fascista, quando rivendicavo l’impossibilità di giungere ad una comunanza di obiettivi, che valicasse i sacri confini e gli interessi nazionali. Che andasse al diavolo l’Europa, ormai vecchia e lurida baldracca, prona agli interessi economici di chi comanda realmente il mondo e costretta all’inazione. Che andasse al diavolo l’Europa, insieme con l’ipocrisia dei rivoluzionari-chic e dei filantropi da salotto, eletti ed elettori. Che andasse al diavolo l’Europa, perché lì vi troverà la culla e i sogni di questo bimbo!!!

 

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L’estate profonda

 

Al centro profondo dell’estate, “I and I” di Bob Dylan sul giradischi, mi riscoprivo laconico e incapace. Di esprimermi, di crescere. Entrò un pipistrello in casa e un geco risalì l’angolo tra le due pareti. Mia madre smise di mangiare. Me ne stavo concluso sui pastelli fino a quando un pomeriggio lui disse giochiamo a mosca cieca, chi di noi perde farà penitenza. C’era come un giallo granuloso nell’aria, grandi palle di fuoco nel cielo, e io barcollavo in bilico tra la fame e la pubertà con un calzino arrotolato sugli occhi. Lo vedevo da sotto, le sue enormi scarpe Adidas a pochi centimetri di me. Aveva le forbicine per le unghie e mi pungeva mentre io mi votavo alla sconfitta. Nelle fiamme di agosto. Hai perso e adesso sarai torturato a dovere. Guardavo il soffitto opposto a me e in quel bianco smarginavano le ultime chiazze della vergogna. Seppi solo secoli dopo. Che io sono nato Basini. E che avrei cercato per tutta la vita i miei carcerieri, Beineberg e Reiting. Il mio Törless. La mia frustata sulle chiappe. Piegato con la faccia sul pavimento, la corda al collo, la polvere.

Patrick Gentile

 

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Una lunga estate

 

Passati gli esami di quinta elementare trascorsi un’estate tra le più lunghe e solitarie. Fu lì che mi accorsi dello spuntare dei primi peli isolati. Avrei voluto vomitare. Invece seguitavo a scrutare fra i tetti, verso una croce azzurra e lontana, in mezzo alle antenne, oltre le cime degli alberi di fronte. Dietro quegli alberi si celavano le grida dei ragazzini, i calci duri e potenti dati al pallone, le risate sguaiate, la sfrontatezza. Mi torcevo il lembo della canottierina, l’elastico di quelle odiose mutandine bianche. E non riuscivo a vedere. Non riuscivo, dannazione. Non ci sono riuscito, cazzo. Non ce l’ho fatta. Avrei dovuto buttarmi di sotto allora, scavalcare il vialetto del garage, arrampicarmi sul selciato, superare il ciliegio e vedere cos’era. La maledetta vita.

Patrick Gentile

 

Verso-Santiago