Archivio mensile:Marzo 2016

Non siamo film

 

Sono convinto di una cosa. A vent’anni si ha un grande deserto di spazio e tempo davanti, un gigantesco vuoto che facilmente può essere riempito dal cosiddetto amore. Si dovrebbe far tutto lì per lì. Innamorarsi, fidanzarsi, accasarsi, eccetera. A quarant’anni dietro hai una sfilza di bunker e vasche e soffitte e cantine, davanti una strana fretta sudata, un malessere che è difficile nominare. Per questo non ti innamori. Sei prudente e guardingo in una città prudente e guardinga, tutti appesi a un unico filo fragile. Mi dispiace per chi oggi a quarant’anni o a cinquanta sia rimasto solo. Per amarsi adesso non basta scopare bene, voler fare un viaggio insieme. È solo questione di giorni. Sono torce che ardono svelte. Ti svegli e trovi cenere. Masse nere di cenere. Per questo non ti avvilisci nemmeno. Spazzi via tutto, consapevole di una cosa: se i passi non si fanno al momento giusto, spiacente, dopo non funziona più. Non siamo film, non siamo canzoni.

Patrick Gentile

 

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Un bravo ragazzo

 

Di base sono un bravo ragazzo. Lavoro, mi lavo molto, mangio sano. Fumo, è vero. Ma un uomo almeno un vizio deve pur averlo. Divento spigoloso con chi si prende troppa confidenza. Con chi non è gentile con me. E sono cauto e introverso. Capisco le persone in fretta. Mi servono tre minuti per capire se uno è stronzo, psicolabile, oppure semplicemente si sta cacando sotto. Sono sveglio e svelto. E non è facile avere a che fare con me sulla lunga durata. Stresso molto le cose. Le spremo. Perché a me il grasso fa schifo. Io voglio l’osso. E faccio lo slalom per arrivare al punto. Il punto è la soddisfazione opposta alla frustrazione, vale a dire il binomio su cui poggia l’intera esistenza umana. Certi periodi sono un vampiro. Ma negli altri torno placido. E ragionevole e affidabile. Sereno anche nella mia solitudine comune, ordinaria. Felice in qualche modo che vivendo ho imparato. Felice.

Patrick Gentile

 

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Il nodo

 

Fremo per quanto non si renda all’istante disponibile e facilmente consumabile. Fatto.
Flirto con tutti e tutti sono merce usa-e-getta. Fatto.
Ho amato una sola volta e avevo venticinque anni. Fatto.
Oggi mi incapriccio perché devo averla vinta comunque. Ottenuto quel che mi preme mi disinteresso. Fatto.
Vorrei riuscire a capire se sono disposto a sacrificare il mio fortino invalicabile a favore di me più un altro essere umano. Farmi carico dei suoi bisogni, affanni, strazi. O crepare da solo nella mia roccaforte. Da fare, forse.
Perché vivere senza amore a tratti è lacerante. Ma del resto viverci implica abnegazione. Ecco il nodo.

 

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La scrittura

 

Dovrò riuscire a trovare conforto nella scrittura. Mi farà da madre e da figlia quando arriveranno tempi peggiori di questi. Quando annotterà quasi completamente intorno a me. Anche se vivrò. Ché vivere senza amore è lacerante. Arriva il giorno che diventi diffidente e cattivo e non hai più niente da perdere.

Patrick Gentile

 

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La croce di essere un uomo

 

Perché, Dio, non mi hai fatto nascere macchina? Avrei svolto i miei compiti con rigore e successo, non avrei avuto altri input all’infuori del calcolo e del procedimento. Non avrei sentito né la fame, né la sete, né altri tipi di morso o crampo. Non avrei avuto questa voglia di urlare. Se mi fossi spezzata mi avrebbero riparato mani esperte e competenti. Sarei stata aggiornata, migliorata, resa sempre più potente. Sarei stata infallibile e lucida e fredda. Oppure perché non mi hai fatto nascere cane gatto uccello pesce? Avrei soddisfatto i miei appetiti senza pormi domande, senza porne agli altri. Perché mi hai dato la croce di essere un uomo? Perché?

Patrick Gentile

 

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C.S.I.

 

Con il muro di Berlino non è caduto soltanto il comunismo, ma un’ideologia in cui hanno creduto o sperato milioni di persone nel mondo, tra cui, certamente, anche il gruppo rock italiano CCCP – Fedeli alla linea (leggi recensione). Fu proprio in seguito al crollo del muro, che Giovanni Lindo Ferretti e soci dichiararono finita l’esperienza CCCP. csi_1_1350747800La band, a cui ogni gruppo rock nato in Italia, dopo il 1990, deve almeno un grazie, si sciolse, passando alla storia. Dopo una lunga pausa, Ferretti e il chitarrista Massimo Zamboni decisero di cimentarsi in una ulteriore esperienza musicale e dare vita ad una nuova band, i C.S.I. (Consorzio Suonatori Indipendenti). Presero parte al progetto Gianni Maroccolo, Giorgio Canali (destinato a divenire una sorta di guru per il rock indipendente italiano), Francesco Magnelli e la cantante Ginevra Di Marco. Dei vecchi CCCP restarono fuori Fatur (artista del popolo) e Annarella (benemerita soubrette). Nel 1994, il disco d’esordio, “Ko’ de mondo“, I dischi del mulo (ascolta). Un po’ del vecchio punk filosovietico alla CCCP era ancora presente, ma, per il resto, ci si trova dinanzi a un’opera innovativa e sperimentale. Il disco suona deciso e asciutto, gli arrangiamenti delle chitarre precisi e ordinati, ben lontani dal grunge, che impazzava, proprio in quegli anni, in quel di Seattle. La voce di Ferretti è la solita si conosce, fin dei tempi dei CCCP. Dopo il primo lavoro in studio, la band decise di proseguire con “In quiete“, I dischi del mulo, un live acustico, sempre del 1994. Nel disco, brillano alcuni capolavori dei vecchi CCCP, riarrangiati in chiave acustica, che acquisiscono una nuova e indiscussa bellezza. Basti pensare allo timthumb.phpstupendo arrangiamento di “Allarme” (ascolta). Per il capolavoro della band bisogna, però, aspettare il 1996. Proprio in quell’anno, infatti, i C.S.I. diedero in pasto al pubblico “Linea gotica“, Polygram (copertina a sinistra), un album dedicato al mito della resistenza, in particolar modo, a quella bosniaca di Sarajevo. Significativa la scelta di mettere in copertina la foto della biblioteca di Sarajevo che brucia, simbolo di una cultura millenaria e della convivenza tra diversi popoli ed etnie. Il disco si caratterizza per una ricerca spasmodica dell’intimità, testimoniata dalla quasi totale assenza delle percussioni, dai ritmi lenti e dalla uniformità timbrica delle chitarre. Il punto di partenza dell’album è proprio Sarajevo, città assediata, dove si consuma una tragedia che riguarda l’Europa tutta. “Cupe Vampe” (ascolta), il primo brano del disco, trasporta nell’apocalisse della città bosniaca con il solenne, ma sofferto, cantato di Ferretti, la malinconica chitarra acustica e il violino, che risuona cupo e ostinato. Segue l’oscura e misteriosa “Sogni e sintomi” (ascolta), caratterizzata dal suono del basso, capace di inquietare l’ascoltatore 5a26396039c8eeeea93b200dbbe986a1_668x376per tutta la durata del brano. Non ci sono parole, poi, per descrivere “E ti vengo a cercare” (ascolta), realizzata in collaborazione con Franco Battiato. Ci si trova di fronte a una canzone d’amore, spiazzante, romantica e sensuale, introdotta da chitarre distorte, che si intrecciano magicamente, con Ferretti che duetta maestosamente con i cori di Ginevra Di Marco. “E ti vengo a cercare” è, senza ombra di dubbio, uno dei momenti più alti dell’album e della carriera dei C.S.I. Altra perla del disco è “Esco” (ascolta), la cui parte finale, in particolare, è magnifica: le chitarre dialogano perfettamente con la batteria e con il resto degli strumenti, a testimonianza dell’immensa professionalità dei musicisti. In “Blu” (ascolta), vi è la dimostrazione dell’importanza della voce secondaria di Ginevra, senza la quale, sicuramente, i C.S.I. non sarebbero stati così grandi. “Millenni” (ascolta) è un brano che analizza, in maniera molto critica, le religioni e le infinite contraddizioni che vi sono in esse. “L’ora delle tentazioni” (ascolta) è un altro pezzo stupendo, hqdefaultnove minuti in cui il pianoforte accompagna la delicatissima voce della Di Marco e un Ferretti più ispirato che mai. L’album chiude in bellezza con “Irata” (ascolta), brano molto ispirato e ricco di citazioni letterarie. “Linea Gotica” può, dunque, annoverarsi tra i dischi più belli della musica italiana e rappresenta, di sicuro, il capolavoro dei C.S.I. Un album intenso, struggente, maestoso, superbo, ma anche impegnato, dal punto di vista sociale, indimenticabile, fragile e maledettamente malinconico. Per usare le parole di Giovanni Lindo Ferretti, ‘’Linea Gotica è un disco di chitarre elettrificate. A conti fatti, è questo il suono del nostro tempo, per quanto detestabili possano essere questo tempo e questo suono“.

Pier Luigi Tizzano

 

 

Quelli che amano

 

Eccoli quelli che amano.
Sono queste pire.
Queste torce nella neve.
Sono miseri, ridicoli,
e ti stordiscono coi loro gemiti.
Fattene una ragione.
Nulla è più tragico di chi
rema senza più
il favore del faro.

Patrick Gentile

 

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La donna e l’ispirazione poetica

 

Il poeta, guardando la propria donna, vede, attraverso gli occhi di lei, tutto l’incanto del mondo. E lo canta. Negli occhi di una donna c’è la bellezza del mare, dei riflessi dorati sulla sua superficie, del cielo, delle nuvole, del tramonto. C’è la bellezza di un’opera d’arte, di una costruzione d’ingegno, di una stravaganza della mente. C’è la bellezza della passione, della sofferenza, della mancanza, del desiderio. C’è la bellezza della vita e la bellezza della morte. Sì, anche quella! Ecco cos’è la composizione poetica. Un canto che il poeta non può placare possedendo la sua donna. Un canto che non avrebbe mai potuto avere voce se il poeta non avesse guardato negli occhi della sua donna. La donna è il canto dell’Universo!

 

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Un milione di film

 

Io quando penso ai momenti in cui ho vissuto per davvero, nel solco della vita proprio, Luigi mi viene in mente come la prima cosa. Sempre. I miei tredici anni, la pioggia torrenziale, il buio del cinema. Poi ci sono io da ragazzino che nuoto a rana e guardo un altro ragazzino che nuota a farfalla e lì si capisce che futuro mi aspetta. Poi, subito dopo vedo me e Claudio la prima sera che mi telefonò per dirmi: usciamo io e te. Vedo me e lui a Trastevere, fari nel vetro del pub, qualcosa di insondabile. Poi ci sono io che mi sento morire. E poi un giorno che sono in bici sulla ciclabile e prima di Ponte Milvio viene giù un temporale talmente violento che penso che per me è finita qui.
E poi basta. Il resto è un milione di film.

Patrick Gentile

 

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Il mio scopo

 

Un dipinto, una fotografia, ti rubano pochi istanti. Ti passano dentro e dopo ne serbi qualche vaga traccia. Occorre tornarci sopra, più e più volte.
Una canzone, un film, possono accoltellarti se vogliono. Sarai condannato a portarteli dentro. Fino nella tomba.
Una poesia agisce sulla tua psiche. Ti farà franare nelle convinzioni e nelle prospettive.
Un libro, un romanzo, scaverà molto lentamente dentro di te. E si riaffaccerà quando non riceverai altro conforto da questa vita.
Eccolo. Nudo e crudo. Il mio scopo.

Patrick Gentile

 

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