Archivio mensile:Aprile 2024

Dante, Beatrice e… me!

 

 

Quanto riportato di seguito è soltanto un infinitesimo aspetto della maestà poetica di Dante Alighieri e della sua opera (tratto dalla mia “La Letteratura Italiana. Dalle origini al primo Novecento”, capitolo “Dante Alighieri”):

Ci pensò proprio Dante a prendersi la rivincita, per sé stesso e per tutti i poeti amanti non corrisposti (me compreso!). Leggete questi versi:

I’ son Beatrice che ti faccio andare;
vegno del loco ove tornar disio;
amor mi mosse, che mi fa parlare.

Quando sarò dinanzi al segnor mio,
di te mi loderò sovente a lui.

(Inf., canto II, vv. 70-74)

Ci troviamo nel II canto dell’Inferno. È il tramonto. Superata la selva oscura e le tre fiere, il poeta è immobile, impaurito e ormai deciso a non intraprendere più il viaggio nell’aldilà, nonostante la presenza rassicurante di Virgilio, sua guida. A quel punto, l’autore dell’Eneide gli riferisce di non temere, poiché la sua salvezza sta a cuore a tre donne, la Madonna, Santa Lucia e, sì, proprio a lei, Beatrice: “Una donna beata e bella, con gli occhi più lucenti di una stella, si è rivolta a me, con voce soave e angelica, chiedendomi di soccorrerti, perché ella, dopo aver udito che ti eri smarrito, è arrivata troppo tardi. “Anima gentile e onesta – mi ha pregato – ti imploro di aiutarlo, affinché io ne abbia consolazione. Io sono Beatrice ed è per amore che te lo chiedo” (amor mi mosse, che mi fa parlare). La donna, infatti, dal Paradiso, era scesa nel Limbo, dove dimorava l’anima di Virgilio, per esortarlo a proteggere e seguire colui il quale, io, qui e adesso, secondo quanto riferiscono i suoi meravigliosi versi, posso finalmente definire il suo amato!!! Dopo essere stata celebrata lungo tutta la sua breve vita e molto oltre, seppure andata in sposa a un altro uomo, alla fine, Beatrice ricambia l’amore di Dante. Dante ce l’ha fatta! Vi giuro che, scrivendo questi ultimi righi, non sono riuscito a trattenere la commozione!  È una mia opinione, ma mi piace ritenere che tutto, proprio tutto lo slancio spirituale dal quale è nata la Divina Commedia, sia contenuto in questi cinque versi del canto II dell’Inferno, pronunciati da Beatrice.

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John William Waterhouse, “L’incontro di Dante con Beatrice”, 1915

C’è poco da fare. È stato il più grande di tutti. Al di là di quanto abbiate potuto conoscere di lui e delle sue opere sfogliando le pagine, a lui dedicate, in questo libro, vi consiglio di andare a prenderli i suoi libri e di leggerli voi stessi. Ho sempre pensato che la migliore storia della letteratura sia quella che ognuno di noi si “fa” da solo, semplicemente leggendone e meditandone le opere, senza la mediazione e i filtri interpretativi di quanti, seppure con competenza, esplicano i contenuti di ciò che è stato scritto da altri. Cominciate proprio con Dante. In fondo, sarebbe un bel modo per essergli grati, per esprimere riconoscenza a quella mente eccelsa, instillata in un uomo di mediocre statura, d’onestissimi panni sempre vestito, col volto lungo, il naso aquilino e gli occhi grossi, le mascelle grandi e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzato, i capelli e la barba spessi, neri e crespi e sempre nella faccia malinconico e pensoso(Giovanni Boccaccio, Trattatelo in laude di Dante, XX), che io immagino ancora passeggiare lungo l’Arno e per i suoi ponti, nell’amata Firenze, immerso nei propri pensieri, tutti per Beatrice e per i versi che, di lì a poco, le avrebbe composto, solo, nella sua piccola stanza, attraverso il cui lucernario, ogni notte, rivolgendo lo sguardo sognante e incantato verso il cielo, avrebbe, poi, scorta, meravigliosa, risplendere tra le stelle.

 

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Henry Holiday, “Dante e Beatrice”, 1884

 

 

State, sovereignty, law and economics
in the era of globalization

 

 

Taken from my lectures as a Teachinig Fellow in International Law at Università degli Studi “Link”, these reflections highlight how State sovereignty and International Law are profoundly influenced by globalization, economic integration and digital technologies, raising fundamental questions about global governance, State autonomy and the adaptation of legal structures to new economic and technological realities.

 

Part II

International Law and economics

 

 

The periodic transformation of Private International Law invariably prompts questions regarding the existence of a public international organization endowed with the authority to promulgate regulations and ensure their adherence and implementation. The safeguarding of interests that transcend those of individual States was addressed through the establishment of the League of Nations and subsequently the United Nations. These entities mandated States to relinquish their right to engage in war and to uphold the fundamental rights delineated in the 1948 Universal Declaration of Human Rights. The concept of sovereign power as a market regulator diminished and ultimately vanished with the emergence of the European Community, which redefined national States from absolute sovereigns to associative sovereigns, thereby rendering the notion of sovereignty fluid and incompatible with rigid definitions.
The ascendancy of the concept of “supranationality” signifies a departure from the traditional notion of sovereignty, the decline of the conventional State model, and a redefinition of power, which is no longer confined to the territory under the sovereignty of individual States. By ceding portions of their power to supranational bodies and institutions, national States adopt a supplementary role, becoming components of a system characterized by layered sovereignties and integral to a global interaction framework where sovereignty is systematically dispersed and subject to the compelled abdication of increasing segments of authority.
Globalization is typified by the progressive self-regulation of the economy, asserting its independence from the State, which assumes an increasingly peripheral role. National sovereignty wanes as economic and social interactions become de-territorialized, accentuating the importance of transnational economic regulation and the centralization of global political decision-making. The market, evolving into an independent legal regime along with the lex mercatoria, reshapes global economic regulations, underscoring the adaptability and flexibility of transnational economic law.
Transnational corporations, unshackled from territorial constraints, represent a novel form of global sovereignty, orchestrating their operations according to the demands of the global market without specific allegiance to any State. This evolution signifies a pivotal shift in the State’s role in favour of market dynamics propelled by transnational enterprises, which emerge as central pillars of the global economy, influencing economies and markets through their investment decisions.
Within the European Union, the interplay between interdependence and the collision of sovereignties is especially salient, given its distinctive historical, cultural, and institutional attributes. European integration epitomizes a vital model for global cooperation. Nonetheless, the global financial crisis, epitomized by the sovereign debt and financial institutions crisis in Europe that commenced in 2008, has significantly impacted this integration process. Economic adversities may foster divergent dynamics: they may necessitate expanded collaboration, yet simultaneously encourage trends towards protectionism, hostility, and the resurgence of nationalism and populism. However, not all conflicts or procedural delays within international or supranational decision-making frameworks yield negative outcomes. In certain instances, the mutual dependency between States and communal entities may even intensify. The Economic and Monetary Union, for example, rests on four principal strategic pillars for the future: 1) harmonization of financial and banking oversight systems; 2) implementation of coordinated or unified strategies for taxation, joint budget management, and public debt mutualization; 3) centralization of directives for economic policy and national structural reforms; 4) introduction of new frameworks and structures to enhance the democratic legitimacy of EU and Eurozone central authorities. Nevertheless, the path toward European integration can be fraught with conflicts, where central powers, although legitimized and shaped by the national interests of dominant nations, tend to constrain national sovereignties, with various implications for community identity. At times, the integration process may appear uncertain, hesitant, and at times inefficient, influenced also by actors representing specific interests, potentially in conflict with collective ones. The ideal objective would be to channel sovereign tensions into a catalyst for augmented cooperation.

 

 

 

 

In memoria di Martin Luther King Jr.
nell’anniversario della morte (1968-2024)

 

 

 

Martin Luther King Jr., profeta della nonviolenza e architetto del sogno americano di eguaglianza e giustizia per tutti. Nato in un’era di segregazione, la sua voce si elevò al di sopra del clamore dell’ingiustizia, cantando una melodia di fratellanza che ancora risuona nelle coscienze di coloro che aspirano alla libertà. Con la sua saggezza, eloquenza e impegno incrollabili, ha tracciato il percorso per un futuro dove “i figli di un tempo schiavi e i figli di un tempo proprietari di schiavi saranno in grado di sedersi insieme al tavolo della fratellanza”.
Attraverso la sua leadership nel movimento per i diritti civili, ha dimostrato che il coraggio morale unito alla nonviolenza può cambiare il corso della storia, abbattendo le barriere dell’odio e costruendo ponti verso l’amore e la comprensione. Ogni marcia che ha guidato, ogni discorso che ha pronunciato, ogni lettera che ha scritto dal carcere, erano faro di speranza per milioni, illuminando l’oscurità dell’oppressione e guidando gli Stati Uniti fuori dalle lunghe ombre del razzismo.
“Mi sono arrampicato sulla montagna – disse – e da quella vetta ho intravisto una terra promessa dove la giustizia scorre come un fiume e la rettitudine come un ruscello inesauribile”. Anche se non è entrato con noi in quella terra, il cammino che ha segnato continua a guidarci nella lotta per realizzare il sogno di una comunità globale dove la pace e la giustizia regnino sovrane.
La sua vita è stata spezzata troppo presto, ma il suo spirito e le sue idee vivono, sfidando ogni nuova generazione a prendere il testimone e a portare avanti la marcia per la libertà e l’uguaglianza. La sua eredità non è solo nella memoria di ciò che ha fatto per il suo Paese, ma nel cuore di tutti coloro che continuano a sognare un mondo migliore. Il suo sogno vive. Il suo lavoro continua. La sua speranza rimane immortale nella lotta per la dignità e l’umanità di ogni persona.

 

 

State, sovereignty, law and economics
in the era of globalization

 

 

Taken from my lectures as a Teachinig Fellow in International Law at Università degli Studi “Link”, these reflections highlight how State sovereignty and International Law are profoundly influenced by globalization, economic integration and digital technologies, raising fundamental questions about global governance, State autonomy and the adaptation of legal structures to new economic and technological realities.

 

Part I

The role played by States within the international community

 

In the tapestry of the international arena, the dual concept of “sovereignty and independence” emerges as a foundational dyad, defining the essence and the prerogatives that are inherent to the identity of modern States. These attributes have persisted with remarkable consistency across the centuries, asserting themselves with renewed vigor in the current era of globalization.
From the inception of institutionalized international law with the Peace of Westphalia in 1648, each State is recognized as sovereign – acknowledged as supreme and unanswerable to any superior authority – and is endowed with the exclusive jurisdiction over its territory, embodying the principle of non-interference in domestic affairs by other States. Within this framework, the individual is subsumed under the State, considered part of its sovereign domain.
The legal scaffolding of sovereignty in international law highlights the State’s inalienable right over its territory, establishing a singular authority over its inhabitants. This authority encompasses the exclusive right to govern and the capacity to enforce its will through coercive means if necessary, precluding any external encroachments on its autonomy.
Sovereignty, thus, is a principle that delineates identity and difference, straddling the realms of the transcendental and the empirical. It encapsulates the State’s autonomy, its inherent capacity to govern free from external subjugation, and positions the State as both subject and object within the domain of cognizance.
The essence of sovereignty is encapsulated in the ius imperii, the fundamental authority to command and govern, an authority that originates from the State itself and does not owe its legitimacy to any higher power. This original power establishes the geographical bounds of sovereignty, contained within the territorial limits where the State’s authority is exercised.
This construct of sovereignty fosters a relationship of coordination among States, a dynamic interplay replacing the hierarchical notions of subordination and superordination, reflecting a polycentric legal universe where the sovereignty of one State is balanced against that of another.
The evolution of the nation-State is rooted in the principle of sovereignty, an originality that confers upon States the legitimacy to wield authoritative powers independently. This sovereignty is manifested both internally, as the supreme authority over all domiciled entities, and externally, marking the state’s equal standing among its international peers.
The emergence of international and supranational entities has nuanced the concept of sovereignty, catalyzing a redefinition of State powers and their domains of influence. This recalibration acknowledges that certain communal interests are better served beyond the confines of national boundaries.
The acknowledgment and respect for State sovereignty remain pivotal in the ethos of the international community. The principle of effectiveness underscores the State’s presence and authority within the international milieu, predicated on its tangible establishment and dissolution.
The contemporary discourse on sovereignty navigates the tensions between the vertical legitimacy and horizontal legality, reflecting on Hegel’s dialectic of the universal and the particular. This interplay underscores the dual nature of sovereignty as both a transcendental order and a contractual horizontal pact among equals.
The narrative of sovereignty and its evolution reflects a dynamic shift towards recognizing the importance of a public international organization capable of legislating and enforcing global norms. This shift, exemplified by the establishment of the League of Nations and the UN, marks a transition from the traditional paradigms of sovereign power towards a more integrated and cooperative international order.
In conclusion, the dialogue on sovereignty and its transformation in the context of globalization and supranational governance underscores the intricate balance between maintaining State autonomy and embracing the collective governance of shared global challenges. This ongoing evolution reflects the adaptive nature of sovereignty in the face of changing international dynamics, heralding new forms of governance that navigate between the traditional sovereign State and emerging global governance structures.

 

 

 

 

 

Denique caelesti sumus omnes semine oriundi

 

 

 

Complice una pasquetta uggiosa, questo pomeriggio ho ripreso un’opera la quale, già poco più che adolescente, mi aveva colpito moltissimo, anche grazie a un verso contenuto in essa: “Denique caelesti sumus omnes semine oriundi” (Siamo tutti generati da un seme celeste): il “De Rerum Natura” di Lucrezio, che si dispiega come un canto sospeso tra la ricerca della verità e l’abbraccio del mistero cosmico. Attraverso la profondità dell’essere e l’immensità dell’universo, Lucrezio intesse una trama di riflessioni sull’eternità della materia, sul moto perpetuo degli atomi e sulle forze invisibili che regolano la vita e la morte. Emerge un inno alla natura, veduta non come un dominio da temere o da supplicare, ma come una realtà da comprendere con la guida serena della ragione. In versi che oscillano tra il rigore scientifico e l’elevazione lirica, il poeta-filosofo invita a liberarsi delle catene dell’animo umano: la paura degli dèi e il terrore della morte. Nel tessuto della sua opera Lucrezio offre una visione liberatrice, dove il sapere diventa faro che illumina il cammino verso la pace interiore. Il “De Rerum Natura” è un capolavoro di sorprendente attualità, un appello alla razionalità e alla bellezza dell’indagine scientifica, intrecciato con una profonda riflessione sull’esistenza. È una esortazione a contemplare l’universo con meraviglia e rispetto, riconoscendo nell’armonia delle leggi naturali l’eco di una poesia senza tempo. Denique caelesti sumus omnes semine oriundi