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La poesia d’amore

 

 

I versi d’amore scritti ad una donna non hanno copyright. Questo perché, senza l’ispirazione, totalmente fornita da essa, non avrebbero mai potuto avere origine. Anzi, è quasi che fosse proprio lei a dettarli all’autore, il quale, pertanto, risulta esserne soltanto il trascrittore. Se proprio dovesse esservi un copyright, quindi, è della donna ispiratrice. Questa è la poesia d’amore!

 

 

 

 

Atto di dolore

 

 

Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati,
perché peccando ho meritato i tuoi castighi
e molto più perché ho offeso Te,
infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa.
Propongo col Tuo santo aiuto
di non offenderTi mai più
e di fuggire le occasioni di peccato.
Signore, misericordia, perdonami.

Credo si rasenti l’insanità mentale! Io mi godo la vita, peccando e non chiedendo mai perdono, né a Dio, né agli uomini!!! Mi basta avere la certezza che i miei peccati non confliggano, in alcun modo, con le ingiunzioni dei codici civili e penali.

 

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L’Oscar alla Carriera a Ennio Morricone è anche mio!

 

 

Il titolo provocatorio di questo breve scritto, potrebbe suonare, ai più, blasfemo, o frutto di qualche mio delirio di onnipotenza. Invece, ha una sua propria ragion d’essere, che, di seguito, espongo. Ho incontrato la musica di Ennio Morricone, per la prima volta nella mia vita, a undici anni, grazie a mia madre che, nel 1988, aveva comprato una musicassetta con la colonna sonora di uno sceneggiato televisivo di successo in quegli anni: “Il segreto del Sahara” (ascolta estratto), di Alberto Negrin, con Michael York, Ben Kingsley e Andie MacDowell. Mi innamorai, quindi, poco più che bambino, dell’arte del Maestro. Il ricordo di quella colonna sonora mi ha accompagnato fino a vent’anni, quando ebbi la folgorazione: il cinema di Sergio Leone e i primi cd delle colonne sonore dei suoi film, tutte del Maestro. Di lì, l’appassionato, intimo, mio studio dell’estetica musicale applicata del Maestro e della rivoluzione che, insieme con Leone, ha rimodulato l’utilizzo delle colonne sonore nel cinema, il quale, prima o poi, mi porterà alla pubblicazione di qualche scritto critico. E, poi, “sotto effetto” della musica del Maestro ho già scritto l’intero mio saggio sulla Letteratura Italiana e molte poesie. Ecco perché sento anche mio questo riconoscimento alla carriera, tributato al Maestro, anche se tardivamente, nel 2007, dai caproni dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences! (Ne avrebbe vinto un altro, nel 2016, per la colonna sonora di “The Hateful Eight”, di Quentin Tarantino, con Samuel L. Jackson, Kurt Russell e Jennifer Jason Leigh).

 

 

Buon compleanno, Donna Violetta!

 

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Donna Violetta Elvin compie 94 anni. Nata a Mosca nel 1923, è stata prima ballerina al Teatro Bolshoi di Mosca e, in seguito, al Royal Ballet di Covent Garden, a Londra. Danzatrice di fama mondiale, a metà degli anni ’50, al culmine della carriera, per amore di un vicano, abbandonò i palcoscenici della danza e si ritirò a Vico Equense, dove tuttora vive.

 

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Dedicato a Jack Kerouac

 

Jack-Kerouac12 marzo 1922 – 21 ottobre 1969

 

E così in America quando il sole tramonta e me ne sto seduto sul vecchio molo diroccato del fiume a guardare i lunghi cieli sopra il New Jersey e sento tutta quella terra nuda che si srotola in un’unica incredibile enorme massa fino alla costa occidentale, e a tutta quella strada che corre, e a tutta quella gente che sogna nella sua immensità, e so che a quell’ora nello Iowa i bambini stanno piangendo nella terra in cui si lasciano piangere i bambini, e che stanotte spunteranno le stelle, e non sapete che Dio è Winnie Pooh?, e che la stella della sera sta tramontando e spargendo le sue fioche scintille sulla prateria proprio prima dell’arrivo della notte che benedice la terra, oscura tutti i fiumi, avvolge le vette e abbraccia le ultime spiagge, e che nessuno, nessuno sa cosa toccherà a nessun altro se non il desolato stillicidio della vecchiaia che avanza, allora penso a Dean Moriarty, penso perfino al vecchio Dean Moriarty padre che non abbiamo mai trovato, penso a Dean Moriarty“. (Sulla strada)

 

“Ti Jean”

 A Jack Kerouac

Quanto è stata
lunga Ti Jean
la strada
che da Lowell
ti ha portato
dove non ci sono
più strade
e quanto sarà
lunga Ti Jean
la strada sulla quale io dovrò
correre per provare
a raggiungerti
correre
sì correre
come il ritmo
sincopato di una partitura
jazz che striscia
tra i tasti di un sassofono
nero in un locale
stretto e fumoso giù
a New Orleans
come le parole
spontanee
su un rotolo
per telescrivente
senza punti
né pause
libere
senza freni nude
e senza coscienza parole
bruciate troppo
in fretta benzina
nel carburatore
dell’automobile che sfrecciava
per le highways
d’America da Est
a Ovest
a Est irrequieta
battuta
affamata di vita
e beata
il suo rumore è arrivato
dovunque ha corso
per tutte le strade
del mondo e
non si è finora ridotto
né può continua
è possibile ascoltarne
il rombo limpido
e chiaro come le notti passate
a dormire sui prati
e nei boschi nel sacco
a pelo fatto
di stelle
e una bottiglia
di bourbon.

(guarda la videopoesia)