Archivi categoria: Poesia

Il pianto dinanzi a un’opera d’arte, William Turner e le mie donne

 

 

Si può piangere dinanzi ad un’opera d’arte, esposta in una mostra? Certamente! Soprattutto se una riproduzione fotografica di questo capolavoro è stata usata, qualche anno prima, come immagine di copertina di un libretto di poesie, scritte per celebrare una donna. Si piange perché, ammirandola, quell’opera d’arte diventa quella donna, i suoi occhi, la sua bocca, i suoi seni, le sue mani. Quegli occhi, quella bocca, quei seni, quelle mani diventano versi e letteratura. Quei versi e quella letteratura diventano William Turner e La valorosa Tèmèraire. William Turner e La valorosa Tèmèraire diventano quella donna, i suoi occhi, la sua bocca, i suoi seni, le sue mani.
Ecco il miracolo dell’arte e della letteratura! Ecco la funzione dell’arte e della letteratura! Ecco cos’è l’arte, cos’è la letteratura e cosa sono per me (lo rivendico con orgoglio), le donne!

 

william-turner-the-temeraire-towed-to-her-last-berth-aka-the-fighting-temraire-sea-ships-artworkWilliam Turner, “La valorosa Téméraire trainata al suo ultimo ancoraggio per essere demolita”, 1839
Londra, National Portrait Gallery

 

IMG_20160712_111803

 

 

Il poeta e la sua ispirazione

 

 

Un poeta, ogni vero poeta, non compone mai da solo. Lo fa sempre a due mani e a due cuori, insieme con la sua ispirazione (qualunque o chiunque essa sia). Questa, infatti, detta e il poeta scrive. Ecco perché il poeta non è mai solo. Ecco perché il poeta, nell’atto di scrivere, soltanto nell’atto di scrivere, si ricongiunge veramente, materialmente e spiritualmente, con la sua ispirazione!

 

Fondox.net_pareja-al-atardecer_1920x1200

 

 

Infinito

 

 

Un poeta, ogni vero poeta, non compone mai da solo. Lo fa sempre a due mani e a due cuori, insieme con la sua ispirazione (qualunque o chiunque essa sia). Questa, infatti, detta e il poeta scrive. Ecco perché il poeta non è mai solo. Ecco perché il poeta, nell’atto di scrivere, soltanto nell’atto di scrivere, si ricongiunge veramente, materialmente e spiritualmente, con la sua ispirazione! (R. P.)

 

 

C’è un cofanetto
nel mio cuore, piccolo.
Con un penna da calamaio
incisa sopra.
Lì dentro ci sei tu.
Ho dovuto chiuderlo
per molto tempo.
Ma è sempre lì.
Quando lo apro
risuona una musica dolce.
È la tua voce,
che legge i miei versi.
La delicata armonia
sono le tue mani
che accarezzano la mia testa,
e le mie
che sfiorano il tuo corpo nudo
e i nostri occhi,
lucidi, che arrivano fin sotto la pelle.
L’amore non ha tempo
e tu sarai sempre
il mio infinito…

 

1

 

 

Lettere, versi

 

 

Lettere.
Un alfabeto inventato
che inizia col niente
e finisce con te.
Sillabe.
Unioni di lettere
che scandiscono il tempo
di queste mie ore prive di te.
Parole.
Legami di sillabe
che compongono lemmi
che sanno ripetere soltanto il tuo nome.
Versi.
Serie di parole che danzano
in una partitura superba
di un solenne canone barocco.
Poesia.
Insieme di tempo, di lettere,
di sillabe e musica,
di nomi e parole.
Di versi.
Di te.

 

 

 

Io ho la forza di ripartorirti di nuovo, se necessario!

 

 

Lei è mia madre.
Oggi è il suo compleanno.
Anche questa foto venne scattata il giorno del suo compleanno.
Anche in questa foto si vede quanto siamo diverse.
Io ridevo sempre. Anche lei rideva. E con in capelli lunghi e ricci era bellissima.
A scattare la foto con la mitica Polaroid che stampava subito c’era mio padre. Che era fissato per queste cose.
Lei non lo sapeva, ma dopo qualche anno saremmo rimaste sole.
Lei a pagare il mutuo di una casa appena acquistata.
Io a fingere la normalità per tornare a scuola. E a cercare di farmi andare bene le cose che erano successe, senza pensarci.
Io e lei, perchè altre persone non c’erano.
Una sera, dopo molti mesi dall’accaduto, mi accorsi che lei metteva chiavi, chiavistello e due sedie all’interno dietro la porta di casa.
Le dissi: “Ma che fai? Se torna Papà come entra?”.
Lei mi prese per mano e tutta la notte parlammo sul lettone.
E mi raccontò quello che io avevo rimosso.
Non sarebbe mai tornato, ma potevamo tenerne viva la memoria con le foto, un filmino. Potevamo parlarne. Potevamo andare a trovarlo, fare pic nic sul prato dove era l’ulivo che avremmo piantato. E io avrei potuto prendere la patente e portare la sua macchina. E molte altre cose. Ma non lo avremmo più visto. No.
Su questo punto doveva essere chiara, dura. E lo fu.

E questo scricciolo di donna è dura anche oggi, quando mi dice:
“Io ho la forza di ripartorirti di nuovo, se necessario!”.

Oggi è il compleanno di mia madre.
Ma lei è andata al funerale della cugina.
L’ultima foglia leggera e delicata della sua famiglia d’origine.
Le ho prestato una mia maglietta rossa.
Come è rossa la maglietta che ho io in questa foto.
Io non abbraccio mai mia madre.
Non so farlo.
Per questo, oggi, le ho dato una mia maglietta.

Novella Settimi

 

13307334_10208983292092105_8929572396335439577_n

 

In questi pochi righi c’è l’essenza di quello che sono Donne. Istinto, forza, dolcezza. Queste parole sono un compendio della storia universale, della storia del mondo. Ho scritto spesso che il cuore di una donna contiene la storia del mondo. Leggendo, ne ho avuto una ulteriore e inconfutabile prova. Vi ho letto la storia omerica dell’animo umano e quella shakespeariana delle passioni umane. Mi piacerebbe davvero conoscerle queste due eroine della letteratura dell’animo e delle passioni, non fosse altro che per guardare Novella mentre la madre le ripete: “Io ho la forza di ripartorirti di nuovo, se necessario!”. Questa frase risuona potente come le prime quattro battute della “Quinta” di Beethoven. Mi ha spiazzato. Mi ha esaltato. Ma, soprattutto, mi ha fatto capire che mai e mai parole di un uomo potranno definire ciò che sono le Donne. Forse, la poesia è l’unico sforzo che un uomo possa compiere per cercare di rappresentarle!

 

 

Tre bicchieri di vino

 

 

Tre bicchieri di vino
ho bevuto
su un prato
di margherite.
Il primo,
per misurare
la mia resistenza
ai tuoi occhi.
Il secondo,
per acquerellare perle
tra le tue mani.
Il terzo,
per barcollare
tra i tuoi capelli increspati.
E, infine, l’ebbrezza,
per vaneggiare il sapore
della tua bocca carnosa.

 

20150329_173450

 

Quelli che amano

 

Eccoli quelli che amano.
Sono queste pire.
Queste torce nella neve.
Sono miseri, ridicoli,
e ti stordiscono coi loro gemiti.
Fattene una ragione.
Nulla è più tragico di chi
rema senza più
il favore del faro.

Patrick Gentile

 

1

 

La donna e l’ispirazione poetica

 

Il poeta, guardando la propria donna, vede, attraverso gli occhi di lei, tutto l’incanto del mondo. E lo canta. Negli occhi di una donna c’è la bellezza del mare, dei riflessi dorati sulla sua superficie, del cielo, delle nuvole, del tramonto. C’è la bellezza di un’opera d’arte, di una costruzione d’ingegno, di una stravaganza della mente. C’è la bellezza della passione, della sofferenza, della mancanza, del desiderio. C’è la bellezza della vita e la bellezza della morte. Sì, anche quella! Ecco cos’è la composizione poetica. Un canto che il poeta non può placare possedendo la sua donna. Un canto che non avrebbe mai potuto avere voce se il poeta non avesse guardato negli occhi della sua donna. La donna è il canto dell’Universo!

 

2068398ltz1ac7wbz